I protagonisti del calcio olandese - Wim Kieft, centravanti sfortunato


Figlio di una famiglia modesta, Wim Kieft è nato e cresciuto in un "volksbuurt", ovvero uno dei sobborghi di Amsterdam. Entrato a soli dieci anni nell'accademia dell'Ajax tramite un provino, fu scelto per giocare come difensore centrale, visto il suo fisico robusto e la sua lentezza. "Diciamo pure che non potevo essere impiegato in altri ruoli" ha simpaticamente dichiarato il giocatore, passato anche in Italia con la maglia di Pisa e Torino.

La sua permanenza nelle giovanili sembrava destinata a durare all'infinito, conducendo il giovane Willem (nome di battesimo) ad una carriera più che modesta, finchè un "certo" Leo Beenhakker, all'epoca coach delle giovanili A, non decise di schierarlo centravanti. Da allora, la svolta.
"Non sono mai stato talentuoso come Van Basten o Vanenburg, ma avevo dalla mia l'altezza e la forza fisica".

La crisi dell'Ajax in quei giorni portò i lancieri ad ingaggiare Piet Hamberg, la cui riserva, per una serie di circostanze, divenne proprio Wim Kieft. A soli 17 anni il ragazzo iniziò a segnare dei goal durante il precampionato e, da allora, non smise più di segnare a valanga.
L'esordio arriva contro lo Sparta Rotterdam e Kieft, schierato al centro di un attacco che vedeva Jesper Olsen sulla sinistra e Tsheu La Ling a destra, continua a segnare. Kieft era entusiasta soprattutto di Tscheu La Ling (oggi a capo di una importante clinica, punto di riferimento di tanti calciatori oranje), ala destra dotata di ottimo dribbling, oltre che di una innata eleganza in campo.

I suoi 189 centimetri ed il continuo sviluppo che caratterizzava la sua età, fecero di Kieft un centravanti infermabile in area di rigore. L'allenamento maniacale con i cross dalla fascia cui fu sottoposto fecero di lui un temibile bomber dell'area piccola, una sorta di Inzaghi di quei giorni, ma molto più corpulento del nostro Pippo. Nove volte su dieci, la palla che arrivava in area veniva deviata in rete, per la gioia dei senatori Arnesen, Lerby e Schrijvers, decisivi nel processo di evoluzione calcistica di Kieft.
E se Kieft divenne poi capocannoniere in Olanda  e massimo cannoniere in Europa con 32 goal in 32 partite, le urla dei suoi compagni di squadra più anziani durante gli allenamenti non possono essere stati che propedeutici. Con il ritorno di Cruyff, oltre ai concorrenti Arnesen, Lerby, Olsen, e Jansen  la squadra divenne fortissima, ma i margini di errore per il giovane Kieft si riduessero notevolmente, considerando anche che in quei giorni le giovanili dell'Ajax stavano sfornando talenti del calibro di Vanenburg e Rijkaard.
La stagione successiva Kieft continuò a segnare (19 goal in 28 partite) ma su di lui cominciò ad estendersi l'ombra di Marco Van Basten, destinato a diventare l'attaccante di quell'Ajax. A 19 anni, il fresco capocannoniere dello scorso campionato, neo nazionale oranje, venne schiacciato dalla pressione cui fu sottoposto, venendo così presto scalzato dal suo posto al centro del tridente ajacide. La dirigenza, allora, decise di cederlo, sfruttando il nome che Kieft s'era fatto in tutta Europa. E qui viene il bello...

...tra tutti i top club europei che lo cercavano, il biondo attaccante scelse il Pisa, per misurarsi in quel campionato dove giocavano già  Krol, Jan Peters e Michel van der Korput. La folla che lo accolse all'aeroporto, però, non si aspettava un avvio così difficile per il giocatore, che trovò il suo primo goal italiano dopo addirittura sei mesi. La differenza tra il calcio italiano e quello olandese si manifestò subito al ventenne Wim, spesso lasciato solo in attacco dal resto dei compagni della compagine nerazzurra.
Con la retrocessione in Serie B, il Pisa cambiò modo di giocare, garantendo un maggiore supporto all'olandese che, finalmente, tornò a segnare con regolarità.
Sulla cresta dell'onda, nel 1986 Kieft venne ingaggiato dal Torino dove rimase solo un anno. Dopo tre goal in altrettante partite, infatti, Kieft subì un grave infortunio, col risultato che la dirigenza granata decise di rimandarlo in Olanda, sponda PSV. Il ritorno nella terra dei tulipani, scelta avallata anche dalla moglie di Kieft, mai troppo a suo agio nella caotica Italia, fu bagnato dal successo. Con la maglia del PSV Eindhoven, infatti, vinse campionato e Coppa Campioni, oltre a tornare sul trono dei goleador con 29 reti.
Con Marco van Basten infortunato, Kieft fu individuato, insieme a John Bosman come possibile sostituto del "cigno di Utrecht" per gli europei del 1988. Rinus Michels, tra mille dubbi, optò per John Bosman, che tra l'altro aveva spinto Kieft via dall'Ajax anni indietro, per esordire in quel campionato, dove il ristabilito Marco van Basten, poi, avrebbe fatto la storia con un goal leggendario.
Il ruolino di Win Kieft con la maglia dell'Olanda, nonostante un Europeo da non protagonista (solo un goal per lui, nei minuti finali contro l'Irlanda) è di tutto rispetto: 43 gettoni (è stato convocato per due Europei ed un Mondiale), con 27 partite da titolare ed 11 marcature, nonostante la frustrante concorrenza con Marco van Basten.
Fresco campione d'Europa con la sua nazionale, nonostante il suo ruolo da sostituto, Kieft, tornato ad Eindhoven e subito infortunatosi, vide il suo posto preso dal neo-acquisto Romario, seme della discordia nello spogliatoio del PSV. Con il brasiliano c'è anche una buona alchimia: i goal arrivano (21 in quella stagione) ma il suo tempo in Olanda, per ora, era finito. La richiesta di mercato da parte del Bordeaux fu quasi provvidenziale, ma anche questa volta la sfortuna si accanì con il povero Willem: il presidente dei "Girondins" fu arrestato per frode fiscale ed il club finì in bancarotta, così, alla richiesta di trasferimento del PSV, che nel frattempo aveva cambiato allenatore, Kieft  scelse di tornare sui suoi passi. Ad Eindhoven, sulla panchina del PSV sedeva ora Bobby Robson, personaggio che il nostro Kieft stimerà in maniera incondizionata, a differenza di quanto accadde per Rinus Michels. Tra il 1991 ed il 1992 Kieft riuscì a convivere con Van Basten nell'attacco della nazionale olandese, tanto da garantirsi la partecipazione agli sfortunati Europei del 1992, durante i quali il blocco-Ajax che caratterizzava la selezione nazionale, insieme al commissario tecnico Michels, decise di farlo fuori, assumendo di dover giocare con il classico modulo di scuola Ajax. Durante un allenamento, infatti, al momento dei "capricci" dei giocatori dell'Ajax, Kieft decise di andare via, credendo di perdere per sempre la nazionale per il suo comportamento irrispettoso.

Prima dell'ultimo, definitivo, infortunio al tendine d'Achille, Kieft ebbe da giocare ancora una parita con la nazionale ed un campionato con il PSV, allenato ora da Aad de Mos, mai entrato nelle grazie dell'attaccante. La scarsa condizione fisica ed il malumore per la sua situazione al PSV lo spinsero ad appendere le scarpette al chiodo, nonostante le offerte di Ajax e Feyenoord, potendosi dichiarare soddisfatto della sua carriera, costellata dalla sfortuna ma anche da grandi soddisfazioni personali.

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