In tribunale le due tifose oranje arrestate durante Olanda - Danimarca

Oggi il calcio è soprattutto business. Per esempio, in pochi avranno notato che a lamentarsi del pallone (pessimo) siano stati soprattutto gli uomini brandizzati Nike, mentre gli atleti legati per questioni di sponsor alla casa tedesca produttrice della palla, l'Adidas, non abbiano proferito alcun giudizio.
E allora, quando la Bavaria, casa produttrice di birra che in Olanda concorre con l'Heineken, ha deciso di sfruttare delle bellissime ragazze per una forma di marketing "alternativa", gli uomini ai piani alti della FIFA sono sobbalzati. L'unica alternativa, a quanto pare, è stata quella di ARRESTARE le ragazze, in quanto il main sponsor del mondiale, la Budweiser, stava subendo una intollerabile concorrenza.
Ne è scaturita una polemica internazionale che ha coinvolto Olanda, Sudafrica, Gran Bretagna (paese dove sarebbero stati acquistati i biglietti regalati alle ragazze) nonché la Fifa e le due aziende produttrici di birra.
Va ricordato, allora, che già dal mondiale di Germania, uno dei maggiori paesi produttori di birra, la vendita di altre birre al di fuori della Budweiser era vietata, non solo negli stadi, ma anche negli spazi circostanti, il tutto in virtù di un ricco contratto che lega la Fifa e la casa di produzione statunitense e non certo per evitare scontri tra tifosi ubriachi. Perchè la cricca di Blatter tutela innanzitutto i suoi sponsor, poi le persone.
Lunghi interrogatori hanno visto come protagoniste le trentasei bellezze, fermate nelle stazioni di polizia per ore. La loro colpa sarebbe quella di aver girato intorno allo stadio, mettendosi in mostra nei loro arancionissimi ed aderentissimi tubini arancioni, tra l'altro privi di ogni scritta o sponsor. La FIFA, invece, parla di trappola di mercato.
Barbara Kastein, una delle trentasei ragazze, ha dichiarato: “Eravamo allo stadio a divertirci. In tanti si sono avvicinati e ci hanno scattato delle foto. Poi, all'improvviso, durante il secondo tempo, un addetto al campo della FIFA ci ha intimato di andarcene perchè non potevamo pubblicizzare la birra Bavaria all'interno dello stadio". Si è trattato, praticamente, di un aut-aut. "O le ragazze vanno via o le arrestiamo", avrebbe dichiarato l'addetto.
Così, di fronte al rifiuto delle ragazze di abbandonare il campo, pare che un paio di dozzine di steward le abbiano circondate e portate di forza via dagli spalti.
Peer Swinkels, erede del birrificio olandese, ha duramente attaccato la FIFA, rea di aver agito, a detta dello stesso Swinkels, in maniera folle. "Le ragazze non vestivano con capi che pubblicizzavano la nostra birra, quindi, secondo la legge, non facevano niente di illegale". Il CEO della Bavaria, inizialmente, ha negato ogni coinvolgimento, ma è presto tornato sui suoi passi, confermando che il conto per l'acquisto delle vesti delle ragazze è stato effettivamente pagato dalla Bavaria.
Ma al di là di questo, il fatto grave è che le ragazze, due delle quali sono state addirittura arrestate, pare abbiano subito dei notevoli maltrattamenti nelle stazioni di polizia. «È scandaloso - ha replicato il ministro degli Esteri Maxime Verhagen - che sulla testa di due donne penda la pena del carcere solo per aver portato gonne arancio in uno stadio». L'arresto e l'accusa, ha proseguito il ministro, sono «una reazione sproporzionata. Se il Sudafrica e la Fifa intendono perseguire una società per pubblicità illegale devono avviare una procedura contro la società e non contro semplici cittadine che portano una gonna color arancio».
Il portavoce del governo olandese, Aad Meijer, ha dichiarato di
«non essere a conoscenza di nessuna legge sudafricana che consenta di tenere in detenzione persone perché indossano un abito arancione» mentre rimane in attesa del verdetto del tribunale di Johannesburg, che il 22 giugno processerà Barbara Castelein e Mirthe Nieuwpoort.

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