Nikolay Mihaylov passa dal Twente al Verona. La stella bulgara pronta per la Serie A


Ormai è ufficiale, Nikolay Mihaylov lascia il Twente e si unisce all'Hellas Verona. Il talentuoso portiere bulgaro classe 88, tra i protagonisti delle annate post-titolo di Campione d'Olanda, dopo sei anni dice addio all'Eredivisie. Il Verona può aspettarsi un uomo maturato con una degna personalità e discrete qualità come estremo difensore.

E' il 23 agosto 2007 e nessuno ancora si può aspettare cosa succederà negli anni successivi. Il Football Club Twente si è appena lasciato alle spalle un paio di anni di grosse difficoltà economiche ed inizia la propria rinascita. Sono gli anni della ristrutturazione, del "FC Twente in de steigers", il Twente nei ponteggi, così come il presidente Joop Munsterman ama dire parlare del suo progetto di creare un'organizzazione vitale, non solo sul piano sportivo ma anche, soprattutto, economicamente. Munsterman cerca gli sponsor fra gli imprenditori locali, va nei quartieri della città con diversi progetti sociali ed investe sullo stadio, allora denominato "Arke Stadion", avviando una ricostruzione come impianto moderno, con più spazi business e più posti a sedere.


Nella rosa di quel Twente compare un giovane portiere bulgaro, Nikolay Mihaylov, 19 anni, acquistato in prestito dal Liverpool dove non può restare per il mancato ottenimento del visto.
Il suo talento è chiarissimo, ma restano le beghe relative al permesso di lavoro.
In quei giorni, al Twente i portieri si chiamano Sander Boschker e Cees Paauwe. Uomini di altri tempi, entrambi nati negli anni settanta e cresciuti nel settore giovanile degli enschedeërs. Bandiere del club. Boschker festeggierebbe pochi anni dopo la sua 500esima presenza, mentre Paauwe e stato sempre un gregario fedele, pronto quando viene chiamato in causa e con parecchie esperienze in prestito.
Il giovane Nikolay, invece, è di un altro stampo: in campo con le maniche corte per far bella mostra dei suoi tatuaggi, in giro con macchine sportive di lusso e con una fidanzata famosa. Mihaylov, a dispetto della giovane età, è già una stella nel suo paese, anche in quanto figlio d'arte (il padre fu, per un periodo, il detentore del record assoluto di presenze nella nazionale bulgara). Insomma, un tipo non molto adatto allo slogan tipico olandese, soprattutto nelle zone meno urbanizzate "fai l'ordinario, così fai abbastanza lo straordinario".
Boschker, capitano, anzi il maresciallo, del Twente, spesso sembra confermare, nelle interviste, queste impressioni sulle possibilità del suo giovane compagno: "Ha le qualità, ma deve crescere. Io per esempio sempre ho fatto qualcosa in più per migliorare, prima e anche dopo l'allenamento. Lui forse è un po' troppo relaxed."

I tempi passano e i vecchi guerrieri se ne vanno. Tranne Boschker. Compierà 43 anni a novembre ma fa sempre parte del gruppo. Dopo la splendida vittoria in campionato quattro anni fa, il portiere ha avuto il piacere di andare ai mondiali in Sudafrica, dove come terzo portiere ha vissuto l'esperienza degli Oranje vicinissimi alla conquista della Coppa del Mondo.
Dopo il mondiale, però, da titolare fisso Boschker si ritrova scalzato proprio da Mihaylov, per il quale stravede Michel Preud'homme, approdato al Twente in qualità di allenatore. E' proprio un grande ex portiere che marca la fine di un'eternità. Durante i primi giorni di lavoro vede un Mihaylov affamato: il giovane talento è finalmente cresciuto ed è diventato uomo. Ora è pronto. Il Twente lo riscatta a titolo definitivo dal Liverpool dopo tre anni di prestito, nella convinzione di volergli affidare le chiavi della porta.

E così è lui che gioca da titolare in Champions, dove il Twente gioca per la prima volta nella sua storia, con Boschker che deve accomodarsi in panchina. I due non diventano mai amici ma Boschker amette che il ragazzo di allora non c'è più. Il bulgaro merita il posto, però "la differenza di livello è nulla".
Con un Boschker sempre al lavoro per recupare la sua amata posizione, Mihaylov non sbaglia e resta il numero uno fino a pochi giorni fa.
Ora è il tempo giusto per lasciare il Twente. Sei anni fa la squadra doveva crescere, come lui. Tutto il club doveva crescere. Mentre Mihaylov già da un po' sta anche approcciando il padre come titolare in Nazionale, il Twente deve ripartire. La società è stabilissima, ma le zone altissime della classifica appaiono troppo lontana. Con un solo anno di contratto rimasto, i Tukkers hanno potuto monetizzare, anche se con qualche rimpianto, l'addio del loro portiere, che arriva in Italia, per dimostrare il proprio talento.

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