Gialloneri contro rossoneroverdi. Al di là della questione squisitamente cromatica, relativa ai colori sociali di Vitesse e NEC Nijmegen, de Gelderse Derby è anche tanto altro. E' lo scontro di due diverse identità culturali, tra Nijmegen, una città con una forte impronta operaia, politicamente spostata a sinistra, e la più ricca, borghese ed elitaria Arnhem. Fregi di cultura e lunghissima storia, da un lato, modernità e occhi puntati al futuro, dall'altro. E poi c'è il calcio: entrate da ritiro della patente, risse e scazzottate, goal allo scadere, tante espulsioni, pioggia e fango, infortuni. Il derby della Gheldria è anche, soprattutto, questo.
Per raccontarne la sua prima edizione, dobbiamo andare indietro fino al 18 marzo 1923. Ad imporsi fu il Vitesse, grazie alla doppietta di Gerrit Langeler, decisivo nel 2 a 1 finale.
Si trattava solo di incontri sportivi e, tra l'altro, l'idea di calcio professionistico non sfiorava neanche lontanamente i calciatori e i tifosi delle due squadre, icone rappresentative di due città così vicine (poco più di 20 km distanziano l'una dall'altra) ma anche così distanti nel modo di essere.
Quasi a confermarne la dissimilitudine, persino Madre Natura ci ha messo del suo, spaccando la Provincia in due metà e facendoci passare, nel mezzo, due fiumi, il Reno e il Waal, che formano una barriera tra i due agglomerati urbani.
L'inizio dell'insaprirsi della rivalità risale al 1984, anno in cui a capo del Vitesse arriva Karel Aalbers (nella foto), intenzionato a portare (attenzione, la storia si ripeterà con Merab Jordania!) il club giallonero a competere con i maggiori club calcistici in Olanda.
L'effetto del suo operato è immediato: promozione in Eredivisie nel 1989 e, l'anno dopo, finale di Coppa d'Olanda persa di misura contro il PSV Eindhoven: Aalbers aveva preso un club sull'orlo del fallimento e lo aveva trasformato in una bella realtà dell'Eredivisie. Arriva il calcio europeo e le sfide memorabili con Sporting Lisbona e Real Madrid contribuiscono all'aumentare dei fans, tanto da rendere necessaria la costruzione di un nuovo stadio, più moderno, capiente e in linea con i nuovi obiettivi del club. Il risultato è il Gelredome, gioiello da 25mila posti per un club che, pochi anni prima, veniva supportato da poche migliaia di persone.
In casa NEC c'è tanta gelosia, ma il problema è un altro: gran parte del finanziamento per il nuovo stadio è pubblico e proviene dalla Provincia che, in qualche modo, aiuta ulteriormente il Vitesse, di cui era sponsor la PGEM, azienda di fornitura elettrica provinciale.
Indignato, persino il presidente del NEC Henk van de Water deciderà di mostrare il suo disappunto, ordinando di staccare la luce durante una partita della sua squadra, in segno di protesta.
Discreto investitore e ottimo nel coltivare le giuste relazioni, Aalbers non aveva lo stesso talento con la diplomazia. "Il NEC non è una preoccupazione per noi, abbiamo mire più grandi e non li consideriamo dei rivali. Nel Gelderland c'è posto a malapena per un club, e questo è il Vitesse", dichiarerà ai giornalisti, specificando di voler trasformare il Vitesse nel Manchester United olandese. E' il finimondo: la partita diventa motivo di violenti scontri tra tifosi, sopitisi solo nell'ultimo decennio. Le due squadre, nel corso della loro storia, si sono incontrate in 94 occasioni. Le emozioni e i goal non si contano, tanto che solo in 6 occasioni la partita si è chiusa a reti inviolate.
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