La storia del NEC Nijmegen: il piccolo club della Gelderland creato dai poveri e disadattati




Indiscutibilmente tra le città più antiche d'Olanda, Nijmegen (in italiano Nimega) si caratterizza anche per la sua bellezza. Chiunque visiti la provincia della Gheldria non può che rimanere affascinato da questa cittadina pittoresca, sorta oltre duemila anni fa come fortezza legionaria romana della Germania inferiore (il nome originiario era Noviomagus Batavorum), in quella che oggi è una delle parti più verdi del sud-est dell'Olanda, al confine con la Germania.

La bellezza della città, però, per lungo tempo ha cozzato con la cattiva reputazione della sua squadra di calcio: il NEC Nijmegen
Il De Goffert, stadio storico della cittadina, costruito nel 1939, era una struttura antiquata e grigia e forse, anche per questo, spesso vuota. La squadra, anch'essa un pò grigia, non ha attirato molti tifosi per lungo tempo. Oggi, però, al Goffert Park, sito naturale protetto, sorge un nuovo stadio, ricostruito di recente (la prima partita giocata nella nuova struttura risale al settembre 1999) e rinominato McDOS Goffertstadion per ragioni di sponsor. La nuova struttura, finalmente rimodernizzata, è anche priva della vecchia pista che circondava il campo, così che i tifosi possano supportare al meglio i giocatori durante i novanta minuti, dando così una nuova verve alla squadra protagonista (insieme al Vitesse) del derby della Gelderland, secondo, in quanto ad intensità, solo alla sfida tra Ajax e Feyenoord.

I tifosi sono soliti guardare al passato per ricordare le stagioni gloriose delle proprie squadre del cuore. Ecco, questa è la regola. I supporters del NEC, invece, rappresentano l'eccezione, in quanto, per loro, il recentissimo passato, il presente ed il futuro sono molto più piacevoli da ricordare.

Il NEC, che si pronuncia scandendo le singole lettere, come acronimo di Nijmegen Eendracht Combinatie (in neerlandese Società Unite Nimega - Eendracht) è nato dalla fusione proprio del Nijmegen FC (1900) ed Eendracht (1908), avvenuta nel 1910. A differenza di tante squadre olandesi, come lo Sparta Rotterdam o il Vitesse, costituite da borghesi o membri della "middle-class", a Nijmegen furono i più poveri ed i disadattati a dare vita al club calcistico, industriandosi al meglio per sopperire alle mancanze cui la compagine appena nata andava incontro. Si racconta che tutto sia cominciato con un accordo tacito secondo il quale i primi membri della squadra si sarebbero industriati raccogliendo con una colletta i soldi per comprare un pallone. 



Gli anni successivi alla fondazione, anche per via del primo conflitto mondiale, furono caratterizzati dalla mancanza di denaro nelle casse della società. I numerosi tentativi di stabilire un contatto con gli imprenditori locali fallirono e, con questi, rischiava il fallimento anche il NEC che intanto, in campo migliorava a vista d'occhio.
I primi risultati si ottennero tra gli anni 20 ed i 30, durante i quali la squadra di Nimega riuscì a vincere i campionati di seconda serie del 1928, 1929, 1931 e 1934 senza, però, mai riuscire ad ottenere una promozione. All'epoca, infatti, non bastava vincere la lega, ma era necessario vincere le successive gare-spareggio per poter raggiungere la prima divisione.
L'appellativo di "bella e perdente" fu subito dato alla squadra che lo mantenne fino al 1936, anno in cui anche l'ultimo ostacolo fu superato.
Il NEC entrava nel calcio olandese che conta a ridosso degli anni 40 come una squadra brillante e nessuno può dire dove sarebbe potuto arrivare il Nijmegen Eendracht Combinatie se, pochi anni dopo, non fosse scoppiata la seconda guerra mondiale.

Il passaggio al calcio professionistico, avvenuto in Olanda nel 1954, fu un durissimo colpo per una squadra che, come detto non navigava nell'oro. Il tracollo fu verticale e la scelta, l'unica possibile per la dirigenza, fu quella di rimanere in vita come club amatoriale. Per quasi dieci anni (fino al 1963, per l'esattezza) il NEC sopravvisse ai margini del calcio che conta, fin quando una cordata di imprenditori cittadini e lo stesso municipio di Nimega decisero di investire nel club.
Il cambiamento di rotta fu repentino: tra il 1963 ed il 1974 il NEC conobbe un picco di notorietà mai avuto prima e fu accompagnato da un entusiasmo incredibile. Ma, si sa, le belle storie hanno sempre una fine. Non sempre lieta.

Presto gli ingaggi pagati ai giocatori ed i ricavi dalle cessioni dei giocatori più talentuosi non bastavano a gestire la squadra, che inizò ad accusare i primi colpi nella seconda metà degli anni 70, proprio mentre fiorivano i tulipani oranje.
Le ultime decadi sono state costituite dal classico effetto "altalena": una retrocessione nel 1983, una promozione nel 1985, una nuova retrocessione nel 1986 e così via. Negli anni a cavallo tra gli 80 ed i 90, il NEC è sempre stato un club in lotta per la sopravvivenza in Eredivisie. Le velleità di vincere non sono mai esistite allo Stadion de Goffert. Quello che più interessava è sempre stato rimanere più lontano possibile dalla zona retrocessione.

Le quattro finali di Coppa d'Olanda giocate(1974, 1983, 1994 e 2000) sono state tutte perse. Due di queste (1974 e 1983) sono state raggiunte nell'anno in cui la squadra è retrocessa, mentre quella del 1994 è stata raggiunta addirittura durante una stagione disputata in Eerstedivisie.
La finale del 1983, però, è quella che ha dato più soddisfazioni di sempre in quanto, seppur persa contro l'Ajax, ha garantito al club l'accesso alla Coppa delle coppe, proprio perchè i lancieri avevano vinto il campionato. In uno dei periodi più bui della sua esistenza, il NEC divenne l'unica squadra in Olanda a guadagnare l'accesso ad una coppa europea dalla serie inferiore.
La favola si interruppe al secondo turno, quando l'urna accoppiò la squadra di Nimega al Barcellona di Maradona. La partita d'andata si disputò in un de Goffert stracolmo (25.000 persone) che non potevano credere ai loro occhi quando, al venticinquesimo minuto, il tabellino diceva "NEC vs Barcellona 2-0, marcatori Anton Janssen e Michel Mommertz".



Il sogno si infranse nel resto della gara, quando il Barcellona riuscì a compiere la classica remuntada, chiudendo l'andata sul 3-2 . Al ritorno, giocato al Nou Camp, non ci fu partita. Il 2-0 secco con cui i catalani passarono il turno rimane, comunque, un highlight nella storia del club olandese.

Le future apparizioni europee della squadra sono datate 2003, sotto la guida di Johan Neeskens, e 2008 con Mario Been, che viene ricordato con massima stima dai tifosi del NEC. L'annata del 2008 era cominciata malissimo: a metà campionato il NEC navigava in acque bassissime (17° in Eredivisie) e tutto lasciava presagire una prossima retrocessione. Con il finire della stagione invernale, però, le cose cambiarono completamente e con una serie di risultati positivi, i rosso-verde-neri raggiunsero l'ottavo posto in classifica finale, che significava l'accesso ai playoff per accedere lala coppa Uefa, al pari di Roda JC, FC Groningen, e NAC Breda. In particolare il 6-0 casalingo rifilato al NAC Breda cambiò la mentalità dei giocatori e delle migliaia di tifosi che accorrevano al De Goffert.
La Coppa Uefa raggiunta, diede l'occasione di sfidare, nella fase a gironi, club di rango superiore come il Tottenham, l'Udinese, lo Spartak Mosca e la Dinamo Zagabria. Da vera e propria "underdog" del girone, il NEC riuscì, grazie ad una combinazione di risultati nell'ultima giornata, a passare il turno. L'Amburgo, però, fu semplicemente troppo forte per una piccola squadra come lo era quella allenata da Been, ma ad oggi quella campagna europea viene ricordata come una vera e propria impresa, durante la quale gli appassionatissimi tifosi del NEC vennero salutati da tutti come tra i migliori supporters in assoluto, ricevendo complimenti da ogni parte per l'entusiasmo con cui seguirono i loro beniamini.

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