«Bovarismo s. m. [dal nome di Madame Bovary,
protagonista dell’omonimo romanzo (1857) di G. Flaubert]. – Insoddisfazione
spirituale; tendenza psicologica a costruirsi una personalità fittizia, a
sostenere un ruolo non corrispondente alla propria condizione sociale;
desiderio smanioso di evasione dalla realtà, soprattutto in riferimento a
particolari situazioni ambientali, sociologiche e sim.» (dal vocabolario
Treccani)
Madame Botteghin
Eric Mario
Botteghin, difensore centrale brasiliano, ha vent’anni quando è costretto ad “emigrare”
a Zwolle dalla sua Sao Paolo per motivi lavorativi. Un talento che non riesce
ad imporsi, nonostante un certo physique
du rôle. Un luogo piuttosto grigio per continuare a calciare un pallone che non sembra premiarlo, perché Zwolle non è una cittadina proprio frizzante, molto
lontana dalla sua origine brasiliana ed italiana. In Brasile la carriera per Eric non
comincia nelle migliori delle maniere: il calciatore non riesce a convincere la dirigenza e gli osservatori del SC International de Porto Alegre e viene ceduto a parametro zero Grêmio
Barueri Futebol nel 2005, compagine che si stava ricostruendo dopo una
sorprendete risalita nella Serie B del Campionato Brasiliano avvenuta una
stagione successiva. Il PEC Zwolle lo segue con un certo interesse e nel
gennaio del 2007 si assicura le prestazioni di Botteghin. Una chiamata di certo
non irrinunciabile, ma che può dare uno scossone alla sua carriera: in Olanda,
per quanto si tratti di Eerste Divisie, se ti vogliono far effettuare un
viaggio intercontinentale qualcosa devi pur valere. Eric stenta ad imporsi: «Ci
risiamo, questo dannato bovarismo. Posso essere qualcosa di più, sono un
calciatore di livello» - avrà pensato il centrale italo-brasiliano. Al termine
della stagione le statistiche sono ingenerose: novanta minuti giocati contro il
Dordrecht in campionato, partita tra l’altro persa per 1-0, e nient’altro.
Botteghin, dimostrandosi un giocatore solido mentalmente ed un atleta
intelligente, si scrolla di dosso questa patologica insoddisfazione e lavora
sodo per ottenere un posto in squadra. D’altronde il prossimo anno c’è una
stagione nuova da disputare. Il tecnico Jan Everse gli concede un’occasione e
gli regala un posto al fianco di un certo Niklas Moisander, che farà le fortune
di Ajax e AZ Alkmaar. La prima stagione è di ottimo auspicio: ventinove match
al attivo tra campionato e coppa, condite da due reti. Il mite Moisander
insegna l’arte dell’esser difensore e Botteghin la mette da parte con
parsimonia. Le successive tre stagioni alla corte del PEC sono una vera e
propria ascesa, in media il centrale colleziona trentacinque presenze per
campionato e mette a segno un totale di sette reti. Il rendimento è
sensibilmente aumentato e gli spettri brasiliani sono stati accantonati. Ora
manca solo un accidente: l’Eredivisie.
Una signora in mezzo ai Ratti
Jeffrey van As,
corpulento dirigente del NAC Breda, assolda Eric Botteghin a parametro zero. È
il luglio di un caldo 2011, il NAC Breda è reduce da una stagione storica: ha
disputato i preliminari di Europa League. L’Eredivisie per i Rats di Breda si conclude con una decima
posizione che non entusiasma, ma fa dormire sonni tranquilli alla B-Side.
Frangia piuttosto calda del tifo giallonero. L’ex portiere del Newcastle John
Karelse, tecnico della compagine brabantina, esige un centrale difensivo per
rimpiazzare Rob Penders. Il capitano storico del NAC ha deciso di appendere le
scarpe al chiodo dopo undici anni e quasi trecento presenze con la maglia delle
Pantegane di Breda. Sono trentatré le
presenze a fine stagione ed una buona alchimia trovata con Kees Luijckx,
difensore quantomeno atipico per la disinvoltura con la quale imposta l’azione.
Luijckx, aiuterà a sgrezzare la tecnica di Botteghin ed il risultato è
soddisfacente. Nella stagione seguente si osserva un atleta nettamente
migliorato dal punto di vista tecnico e tattico: giocare con Luijckx è un’arma
a doppio taglio, poiché non è esattamente un giocatore sempre sul pezzo e si
concede qualche sbavatura di troppo. Non importa però, c’è sempre quel
mastodontico marcantonio brasiliano a coprire. Botteghin cresce anche dal punto
di vista mentale e sotto porta. Le reti contro VVV Venlo allo scadere nel
gennaio del 2013 e l’ultima rete con la maglia del NAC contro il Roda JC in una
sfida torrida che valeva la salvezza, confermano un exploit da parte del
calciatore a trecentosessanta gradi. Il carnevale cattolico di Breda ha giovato
ad un brasiliano che è ormai un olandese acquisito, ma oramai è tempo di
lasciarsi e salutarsi con una carezza fra NAC ed Eric.
Eric Botteghin con la maglia del NAC Breda |
Trots van het italiaanse pasta
Il NAC, in una
crisi finanziaria mostruosa, cede Botteghin per seicentocinquanta mila euro al
Groingen di Jaap Kruizenga. Una cifra irrisoria, ma d’altronde è complicato
trattare quando non hai uno straccio di nulla. Il Groningen è un club in
ascesa, uno dei pochi in Olanda, ed è lì a fronteggiarsi con i rivali acerrimi
dell’Heerenveen per un posto in Europa. La prima stagione di Botteghin:
quarantuno presenze e tre reti. Un bottino di tutto rispetto ed un posto nella
seconda fase dei preliminari di Europa League, guadagnati dal Groningen. Un
risultato storico, ma l’ascesa della “Signora Bovary” con passaporto brasiliano
non si arresta. Botteghin diventa il miglior difensore del campionato. Non è
sempre pulito palla al piede, ma andargli via è un’impresa per pochi eletti. Botteghin
di testa è implacabile e, ormai, legge ogni azione come un vero e proprio
veterano. A ventisette anni il bruco verdeoro è diventato una splendida farfalla e gli
addetti ai lavori commentano: «Diamine, ma questo brasiliano difende da
italiano!». Nella stagione successiva il Groningen conquista la prima Coppa d’Olanda
della sua storia, ai danni di una vecchia conoscenza del brasiliano: il PEC
Zwolle. Un’altra tappa è stata solcata e persino Groningen è oramai un abito
stretto e di classe ridotta per il gigante Botteghin.
Il ballo delle
debuttanti
Non è un’operazione
da signore quella di sostituire Stefan de Vrij e Bruno Martins Indi, che dodici
mesi prima avevano lasciato Rotterdam ed il Feijenoord. Botteghin arriva alla
corte di Giovanni van Bronckhorst con un anno di ritardo e avrà l’ingrato
compito di non far rimpiangere una coppia che aveva fatto sognare l’Olanda ai
mondiali brasiliani. Un brasiliano che scaccia un ricordo verdeoro, scelta
beffarda di un destino che ha tentato di piegare Botteghin a più riprese, ma
non ha calcolato che il ragazzo è inflessibile. La prima stagione al Feijenoord
è d’ambientamento: Botteghin non entusiasma e la squadra viene detronizzata
dalla corsa al titolo a causa di una serie di sconfitte clamorose. Tanti saluti
alla prima posizione ed una riverenza a PSV ed Ajax. Nella stagione successiva,
tutt’ora in corso, la musica cambia: cinque partite per cinque vittorie. Senza
contare uno sgambetto al Manchester United da parte di un quasi epurato: Tonny
Vilhena. La sazietà di aver surclassato lo United di José Mourinho, che non
sembra esser più tanto “Special One”, poteva annebbiare gli occhi dei ragazzi
di un terzino mancino eterno come van Bronckhorst e invece il PSV Eindhoven non
si è rivelata una pratica insormontabile. La vittoria corsara ad Eindhoven è firmata da Eric
Botteghin, abile a sfruttare un calcio d’angolo. Eric regala la vetta ai
Rotterdamers con la sua prima rete in maglia biancorossa, alla presenza numero
ventotto. Botteghin si è preso il Feyenoord in mano dal punto di vista
difensivo e sono i numeri a confermarlo: tre intercetti chiave, diciassette
chiusure e un tiro bloccato. Il tutto nella sola sfida contro il PSV Eindhoven. Eric convince ed è leader. Eric è diventato una signora tutto d'un pezzo.
Il Feijenoord
può dirsi blindato con la coppia Van Beek-Botteghin e candidarsi come serie
pretendente al titolo. Eric ha finalmente raggiunto gli onori della cronaca e
si è candidato ad essere il miglior centrale dell’Eredivisie e chissà… Quel
doppio passaporto suggerisce un “paradisiaco” bivio: Brasile o Italia. L’idea
immediata è che un rincalzo come Botteghin possa far comodo ai verdeoro e
ritornare in Brasile da protagonista sarebbe formidabile, per poter gridare a
squarciagola:
«Non sono più
Madame Bovary!»
Con tanti saluti a Gustave Flaubert.
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