"Canta, o dea, l'ira d'Achille Pelide, rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei, gettò in preda all'Ade molte vite gagliarde d'eroi, ne fece il bottino dei cani, di tutti gli uccelli — consiglio di Zeus si compiva — da quando prima si divisero contendendo l'Atride signore d'eroi e Achille glorioso. Ma chi fra gli dèi li fece lottare in contesa? Il figlio di Zeus e Latona; egli, irato col re, mala peste fe' nascer nel campo, la gente moriva, perché Crise l'Atride trattò malamente." - Omero, Iliade, traduzione di Rosa Calzecchi Onesti
Il calcio olandese si è contraddistinto per
una notevole influenza ellenica ed una spiccata passione per il retroterra
greco. Non è appunto un caso che diverse compagini abbiano deciso di contornare
il proprio nome associandolo a divinità o protagonisti della tradizione
ellenica. L’esempio più lampante proviene dalla selezione più rappresentativa
del calcio olandese: l’Ajax di Amsterdam. I biancorossi riprendendo il nome del
guerriero greco, che si tolse la vita a causa di una disputa attorno
all’eredità delle armi di Achille. Il celebre eroe greco, caduto a Troia, aveva
lasciato le sue spoglie e le sue armi, destinate ad Aiace. Una congiura di
Agamennone e Menelao portò le armi ad Ulisse; Aiace fu ingannato da Atena e si
ricoprì di un’onta insaziabile e non commutabile. L’unica via fu il suicidio e
così tragicamente avvenne. L’Ajax di Amsterdam nasce inconsciamente da una
disfatta ed una vera e propria vergogna. Una vergogna determinata da un
inganno, un vile gioco di potere degli Atridi. Questo accadimento sembrerebbe non potersi
riscattare nemmeno per la compagine di Amsterdam, nonostante le numerose
vittorie e successi che hanno decretato l’Ajax come una delle squadre più
rappresentative e nobili – affermazione poco calzante – del calcio mondiale.
L’Ajax vive la certezza che le armi di Achille non potranno più ritornare, ma
non ha calcolato il ritorno di Achille stesso.
Un filone di
pensiero ritiene che Omero – ammessa e concessa la sua esistenza - sia scandinavo e quest’oggi questa manica di
disgraziati potrebbe battersi orgogliosamente il petto grazie allo scout danese
John Steen Olsen. Olsen lavora per l’Ajax dal 1995 con un profitto niente male,
nel suo palmarès possiamo attestare le scoperte di Christian Eriksen e Zlatan
Ibrahimović. Una vera e propria vecchia volpe del suolo scandinavo. L’ultima
trovata di Olsen ha dell’incredibile, nel luglio del 2016 porta in terra
olandese “Achille”. Achille è Kasper Dolberg Rasmussen che nelle fattezze
ricorda Il Pelide: biondo, slanciato
e fisicamente perfetto. In sintesi un Leonardo Di Caprio con gli scarpini da
pallone. Olsen porta Dolberg all’Ajax per una cifra attorno ai 270 mila €, un
esborso importante per un ragazzo che aveva effettuato solo tre presenze con il
Silkeborg e gravitava più che altro intorno alla selezione under 19 della
compagine danese. Olsen, come un novello Ulisse in salsa scandinava, sveste
Dolberg e lo porta via da Sciro – leggasi Silkeborg, Danimarca – a diciannove
anni nemmeno compiuti. Lo “deporta” in Eredivisie, laddove tre compagini si
giocano la rocca di Troia: Ajax, PSV Eindhoven e Feyenoord. Olsen, ovviamente,
lo porterà alla corte dei Lancieri. Gli Ajaced
sono orfani del loro strepitoso condottiero Frank de Boer, dimessosi a fronte
del titolo perso in casa del De Graafschap per mano di una rete di un Carneade
qualsiasi che alla storia passerà con il nome di Bryan Smeets (Chi?). I lancieri hanno ceduto Milik al
Napoli e devono rifarsi al meglio per affrontare la “battaglia”. Dolberg arriva
con un vero e proprio macigno sulle spalle: quello di sostituire l’asso polacco
che ha incantato per un paio di stagioni l’Amsterdam Arena e quello più ingrato
di incendiare gli animi dei supporters, poiché la campagna acquisti dell’Ajax
stava facendo desiderare – Ziyech arriverà circa un mese dopo.
Il Pelide Dolberg
effettua l’esordio con la maglia biancorossa in una afosa serata all’Amsterdam
Arena contro una compagine, guarda un po’, greca. L’Ajax affronta il PAOK
Salonicco per una gara valevole i preliminari di Champions League. Dolberg,
diciottenne, dimostra il suo valore sin dalle prime battute e va segno. La gara
terminerà 1-1, ma i tifosi dell’Ajax hanno ritrovato finalmente Achille. Il
ragazzino gioca come un veterano: ha una maturità impressionante. Un Baby-Faced Assassin danese: un nuovo Ole
Gunnar Solskjær. L’esordio in Eredivisie è oramai prossimo: il danese gioca
tredici minuti contro lo Sparta Rotterdam e si fa conoscere al pubblico
olandese. Esordisce ed affronta la Nobiltà del calcio dei Paesi Bassi: Achille
e l’aristocrazia, ancora una volta a confronto ed in opposizione. La contesa
premia Dolberg perché l’Ajax ne esce vincitore per 3-1. L’esordio casalingo per
Dolberg arriva nella giornata successiva ed il talento scandinavo incanta
l’Amsterdam Arena con una doppietta. Una doppia marcatura che non basta
all’Ajax per espugnare il modestissimo Roda JC. L’Ajax vive un momento di
assoluta difficoltà ed il ragazzino ne risente enormemente. Dolberg si prenderà
in mano l’Ajax alla settima giornata contro il PEC Zwolle: doppietta ed un 5-1
perentorio rifilato alla bestia nera dell’Ajax di questi ultimi anni. Achille
sconfigge la sorte: è una semi divinità. La partita manifesto di Dolberg è il
classico d’Olanda contro il Feijenoord: il match termina 1-1, Dolberg effettua
una vera e propria prodezza nell’arco dei novanta minuti. Dolberg riceve un
pallone di complicatissima gestione, lo “bacia” con un colpo di tacco ed elude
l’intervento di quel italico guerriero chiamato Eric Mario Botteghin mandandolo
a prendersi un bicchierino di vino all’osteria più vicina. Dolberg dimostra
tutta la sua maturità in due atti di questo gesto: lo stop volante e la
coscienza dello spazio circostante, caratteristica fuori dalla norma per un ragazzo di diciotto anni. Dolberg andrà a segno in
questa contesa, ma questo gesto tecnico ed atletico vale per certi versi più di
una rete. Dolberg come Achille, efficace e splendidamente armonioso quando
infila gli avversari con la spada.
Nell’ultima
giornata di Eredivisie dimostra tutta la sua potenza predominante contro il
malcapitato NEC Nijmegen: tripletta ed assist per un 5-0 finale che rilancia
l’Ajax. Il sito di risultati calcistici e statistiche sportive SofaScore
attribuirà al termine dei novanta minuti un voto piuttosto significativo alla
prestazione di Dolberg: dieci. Ad oggi condivide la classifica cannonieri con
il connazionale Nicolai Jorgensen del Feijenoord, oltre ad un altro enfant terrible: Enes Unal del Twente.
Nelle
competizioni europee Dolberg si è segnalato con un paio di reti in Europa
League. Inoltre nel novembre scorso è stato battezzato con un’altra maglia
biancorossa: quella della sua nazionale. Dolberg è sceso in campo da sostituto
nella vittoria della Danimarca contro il Kazakistan. Notevole.
Dolberg in Europa League contro il Celta Vigo |
Dolberg dal
punto di vista fisico rappresenta il centravanti ideale: centottantasette
centimetri per ottantadue chilogrammi. Nasce a Silkeborg il 27 ottobre del
1997, sulle note di Bitter Sweet Symphony dei Verve. Il piede prediletto è il destro e l’Ajax lo ha messo sotto contratto fino
al 2021, dimostrando tutta la fiducia che è stata riposta in questo calciatore.
Le caratteristiche tecniche di questo calciatore sono la precisione nel colpo
di testa e la capacità conclusiva in rapporto ai palloni ricevuti. È un
calciatore che colpisce il pallone con una forza immane, generando così traiettorie
imprendibili per i portieri. Dolberg ha una capacità di interpretare l’azione
da vero e proprio veterano: il danese intuisce se l’estremo difensore si trova
colpevolmente posizionato erroneamente e lo infila con conclusioni dalla lunga
distanza, perciò non parliamo del consueto centravanti d’area di rigore, bensì
un vero e proprio fromboliere. Dolberg ha un’ottima tecnica individuale ed è in
grado di svariare con intelligenza sul fronte offensivo. Nel corso delle
settimane ha imparato a dialogare con i compagni ed il matrimonio con il
centrocampo costruito da Bosz – Schone, Ziyech e Klaassen – ha esaltato le
qualità di questo ragazzo che oramai è sulla bocca di tutti. Lo stesso Michele
Santoni, video-analista dell’Ajax per cinque anni, ha evidenziato come la
crescita in questo senso è stata esponenziale per il danese.
Aiace ha
ritrovato Achille. La speranza per i lancieri risiede nel non perdere
immediatamente il centravanti danese nelle prossime finestre di mercato e che
questo elemento si dimostri un vero e proprio “eroe”, non solamente un fuoco
fatuo alla mercé di qualche beffarda volontà divina. Medesima speranza la nutre
la Danimarca che non abbraccia un attaccante così rappresentativo e talentuoso
dai fausti tempi di quella vecchia volpe di Ebbe Sand.
Ora comincio a
dubitare che Omero sia realmente greco, oltre a cautelare il tallone destro del centravanti danese.
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