La storia dell'ADO Den Haag: voglia matta di diventare una "grande"



Gli undici lunghi anni vissuti in Eerstedivisie, tra il 1992 ed il 2003 hanno colpito profondamente l’orgoglio calcistico de L’Aia. Nel maggio 2003, però, il boato dello Zuiderpark deve essere stato sentito in tutta la città: dalla sede del parlamento a Binnenhof fino al palazzo della regina Beatrice, passando per le spiaggie di Scheveningen. “Siamo tornati” sembravano dire giocatori e tifosi insieme. Dopo un lungo periodo, la squadra della terza città più grande d’Olanda, sede del governo e dove risiedono i reali d’Olanda, necessitava di una squadra che in Eredivisie non si limitasse solo al ruolo di comparsa. L’Ado Den Haag, ancora oggi, vuole fortemente essere una protagonista dell’Eredivisie.
Fondata nel 1905, l’ADO non ha sempre vestito la caratteristica casacca gialloverde. Inizialmente, I giocatori della squadra di Den Haag giocavano con una maglietta verde e rossa. Il periodo di maggiore successo è stato quello tra il 1935 ed il 1945, prima che venisse istituito un campionato di calcio professionistico. La squadra, in quell leggendario decennio, era allenata da Wim Tap, ancora oggi il più grande giocatore dell’ADO, che raccolse, in carriera, anche trentatre presenze condite da 17 gol con la maglia della nazionale olandese. Tristemente, gli anni d’oro dell’Ado Den Haag coincisero con il periodo più buio della storia d’Olanda. In pochi, all’epoca, ebbero il tempo e la voglia di festeggiare la squadra. I nazisti, infatti, stavano occupando i Paesi Bassi. 

Dopo la grande Guerra, l’Ado non ha più vinto il campionato, anche se ha conosciuto un secondo periodo glorioso negli anni a cavallo tra il 1958 ed il 1971. In undici stagioni, infatti, Piet de Zoete, Theo van den Burch, Ton Thie e “Mr. Den Haag” Aad Mansveld arricchirono la bacheca del club con ben cinque coppe d’Olanda, una delle quali (quella del 1968) fu vinta contro I rivali di sempre: l’Ajax Amsterdam. Mansveld, Thie e De Zoete furono presto affiancati dalla nuova generazione di giocatori dell’Ado, tra I quali anche Dick Advocaat e Lex Schoenmaker. Questo mix di esperienza e spavalderia giovanile, condito di tanto talento, portò il club ad uno storico terzo posto in Eredivisie, ad oggi il miglior risultato della squadra da quando in Olanda esiste un campionato professionistico..

Gli anni settanta, quelli del dominio assoluto dell’Ajax, con solo qualche sporadica intrusione di PSV e Feyenoord, costrinsero il cosiglio comunale di Den Haag ad effettuare una dolorosa scelta: nel luglio 1971 la fiera identità di ADO ed Holland Sport, le due squadre della città, venne messa in discussione. C’era bisogno di una fusione per cercare di tenere il passo, specie sul piano finanziario, con le tre grandi. Così, ubi maior minor cessat. Le due squadre si fusero nel FC Den Haag, mentre un numero di dissidenti tennero in vita l’ADO, che tornò a disputare I campionati nazionali dilettantistici. I successi dell’antico ADO non si ripetettero mai, ma il nuovo FC Den Haag lasciava ben sperare. Tra il 1975 ed il 1976 la squadra appena nata riuscì a vincere una nuova coppa d’Olanda battendo il Twente in finale, mentre nella stagione successiva, proprio in virtù di questo successo, partecipò alla Coppa delle Coppe. Il cammino europeo dell’ADO fu interrotto solo ai quarti di finale, durante i quali la squadra offrì una prestazione leggendaria. Nella partita di andata, giocata in Olanda contro gli inglesi del West Ham, al termine della prima frazione di gioco, il tabellone dello stadio indicava il risultato di 4-0 per i padroni di casa. I leggendari quarantacinque minuti di gioco avevano visto come protagonista assoluto Aad Mansveld (nella foto, mentre bacia la Coppa d’Olanda vinta nel 1975), autore di una tripletta. Il West Ham, però, nel secondo tempo riuscì a segnare due reti che, in virtù della successiva vittoria per 3-1 in terra d’Albione, li qualificarono alla semifinale.



A cavallo tra gli anni 70 e gli 80 avviene qualcosa che va a ledere nel profondo la reputazione della squadra: i propri tifosi, infatti, acquistano il titolo di supporters più violenti d’Olanda. Il fenomeno degli hooligans, infatti, è sbarcato anche in Olanda, facendo colpo soprattutto sulla gioventù che affollava gli spalti dello Zuiderpark Stadion. La reputazione di tifoseria più pericolosa del paese caratterizza ancora oggi gli hooligan dell’ADO, riunitisi sotto il nome di North Side. Le cronache raccontano che , dopo la retrocessione del 1982, alcuni tra i tifosi più esagitati diedero fuoco alla tribuna principale dello stadio che ospitava le partite sin dal lontano 1925. La squadra tornò presto in Eredivisie, ma guadagnava la ribalta soprattutto grazie alle violenze dei tifosi. Il climax fu raggiunto il primo marzo 1987, durante la partita tra FC Den Haag ed Ajax, durata solo 45 minuti. Il fatto che nessuno sia morto durante i brutali scontri tra la North side e l’F-side (gruppo di tifosi dell’Ajax) è considerato ancora oggi un miracolo. Ogni incontro tra FC Den Haag ed Ajax, Feyenoord e FC Utrecht si traduceva in risse, scontri tra tifoserie ed un altissimo numero di fermati dalla polizia e di feriti. La nuova retrocessione del club, arrivata nel 1992, accontentò molti tifosi, oltre che la KNVB e la polizia!

Gli anni 90 e 2000 sembrano essere quelli della svolta in positivo: nel 1996 la squadra amatoriale di calcio dell’Aia, che aveva conservato il nome ADO decise di fondersi con l’FC Den Haag. L’antica nomenclatura, ADO, che sta per Alles Door Oefening (Tutto attraverso l’esercizio) tornò in auge. Il problema con gli hooligans fu affrontato in maniera diversa dal solito: l’idea di coinvolgere i personaggi più turbolenti è stata presto copiata anche da altri club olandesi, che ora stimolano maggiormente (controllandoli nel frattempo) i riottosi hooligan. Lo stadio Zuiderpark è stato abbattuto, per la disperazione di chi gli era tanto legato, per fare spazio al nuovo stadio da quindicimila posti a sedere: il Kyocera Stadion. Considerato che fino a pochi anni fa la squadra registrava una media di 5-6mila tifosi presenti allo stadio, vuol dire che la nuova proprietà cinese, intenzionata a rendere vincente il club gialloverde, ha ben chiaro un concetto che ha radici ben lontane: un giorno, l’ADO Den Haag raggiungerà le tre grandi d’Olanda.

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