I protagonisti del calcio olandese - Theo Janssen, talento dal sinistro fatato e col vizio del fumo



Salito alla ribalta dopo le splendide prestazioni contro l'Inter in Champions e l'Ajax in campionato, 
oggi, finalmente, Theo Janssen sembra aver iniziato a coniugare la sua classe con la maturità.
Già dai tempi del Vitesse, sua prima squadra, chi lo aveva davanti si rendeva facilmente conto che quel centrocampista, che ha esordito in Eredivisie, nel 1998, a 17 anni e mezzo, aveva qualcosa di speciale.
Oggi lo vogliono in molti, con l'Ajax in prima fila, e lui si sente pronto per un ulteriore passo nella sua carriera. Il Twente ha stabilito il suo prezzo: 3 milioni di euro al club di Munsterman e si porta a casa un centrocampista di quantità e qualità.
Il più grande timore, per quel che riguarda il centrocampista natìo di Arnhem, è di rischiare di trovarsi davanti ad un simil-Gascoigne: genio, ma tanta sregolatezza. Il palmarès di Janssen, sotto questo aspetto, non è dei migliori: un tipo spesso arrogante con i compagni, gli allenatori ed i giornalist, sovrappeso e con il vizio del fumo e del bere. Proprio la sua abitudine ad alzare il gomito lo ha portato, lo scorso anno, a rischiare seriamente la vita. Theo, infatti, rimase coinvolto in un incidente d'auto, causato proprio dall'abuso etilico, nella notte dopo la vittoria contro il "suo" Vitesse. Nell'incidente, Janssen si è rotto il naso ed ha riportato numerose contusioni ed abrasioni, ma Kevin Moeliker, ex portiere dei Go Ahead Eagles, uno degli altri tre passeggeri che si trovavano nell'auto, ha avuto la peggio, finendo in coma. Theo, punito dal Twente con una sospensione di due mesi, da quel momento sembra essere cambiato. "Fatico a convivere con il senso di colpa", ha dichiarato di recente il giocatore a proposito dell'incidente.
Ma nella sua vita "sregolata" Janssen ha regalato anche altre perle, per fortuna meno gravi e censurabili dell'ultima. Per citarne alcune, basta ricordare quanto accaduto in Francia, nel 1999, con un giovanissimo Theo che, come risposta agli interrogativi di Wisgerhof (i due giocano insiem oggi al Twente come allora nel Vitesse) circa le fauna marina di un laghetto, letteralmente scaraventò il malcapitato compagno di squadra. Oppure quando dichiarò che, piuttosto che andare a disputare il Mondiale Under 20 in Argentina con la selezione olandese allenata da Van Gaal, sarebbe andato (cosa che, però, non ha fatto) in vacanza in Spagna con gli amici. Di sicuro, Janssen non avrà lasciato un buon ricordo di sè al cronista di Voetbal International, Van Duren, il quale, nonostante l'appuntamento per un intervista, aspettò invano il ragazzo fino a tarda notte, salvo poi ricevere un messaggio dallo stesso Janssen, con il quale, alle 3 del mattino, il centrocampista chiese di rinviare l'appuntamento perchè "ora sono in un locale a festeggiare".
Il tatuatissimo centrocampista, nonostante queste bravate, riuscì a colpire Fred Rutten, allora manager del Fc Twente, il quale lo volle prelevare dal Vitesse e cercò, invano, di metterlo in riga. Il risultato? Tanta panchina per Janssen e l'abbandono di Rutten, passato ad allenare lo Schalke 04. Le cose migliorarono con l'arrivo di Steve McClaren, il quale vedeva in Jenssen un buon rincalzo in una squadra, quel Twente, che aveva dei titolari fissi e praticamente inamovibili. Theo, che nel frattempo non era più un ragazzo, cominciò a sviluppare un rigidissimo senso del dovere mai mostrato fino ad allora. Non importava quanto fosse tardi la notte quando veniva incontrato nei locali della città: la mattina dopo lui era sempre il primo ad arrivare agli allenamenti, dando sempre il massimo, fino ad arrivar, oggi, ad essere un modello per i più giovani. Il Twente, con McClaren, ha vinto l'Eredivisie, proiettando i Tukkers nel paradiso della Champion's Leauge.
Complice l'addio di "santoni" del calibro di N'kufo e Perez, Janssen ha avuto, finalmente, l'opportunità di mostrare al mondo quanto vale. Il giusto mix tra talento e follia, sempre con una sigaretta in bocca.

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