"L'israeliano non entra". Il Vitesse accetta il diktat di Abu Dhabi e in Olanda scoppia la polemica contro la squadra di Bosz
Nello stato di Israele e nella terra dei tulipani ha fatto scalpore la decisione del Vitesse di recarsi per il ritiro invernale ad Abu Dhabi, senza uno dei suoi giocatori, l'israeliano Dan Mori, difensore 25enne in forza ai gialloneri di Arnhem da due anni, sceso in campo in questa Eredivisie solo in una partita, il 27 ottobre, nel pareggio 2-2 al Gelredome contro il Groningen. Secondo il quotidiano di Tel-Aviv Yedioth Ahronoth, le autorità dell'emirato hanno avvertito che se Mori si fosse presentato ad Abu Dhabi, sarebbe stato arrestato, in quanto al calciatore è stato rifiutato il visto d'ingresso. La squadra di Bosz, invece di opporsi al diktat, ha pensato bene di andare lo stesso negli Emirati Arabi Uniti, lasciando a casa Mori ad allenarsi con le riserve.
La decisione della società olandese di accettare l'imposizione a dir poco antisemita dell'emirato ha scatenato subito aspre critiche in Olanda, come quelle di un noto politico, il conservatore Geert Wilders, il quale ha sostenuto che il Vitesse avrebbe dovuto rinunciare al viaggio. Altri deputati hanno accusato il Vitesse di "codardia", mentre la comunità ebraica olandese si è detta "sconvolta" dalla vicenda. L'allenatore dei gialloneri, Peter Bosz, ha ammesso di essere rimasto dispiaciuto per l'assenza forzata di Mori nel ritiro di Abu Dhabi, ma d'altronde le critiche del mondo politico non lo interessano. "Io faccio solo il mio mestiere, cioè l'allenatore", ha precisato.
Ad esclusione di Egitto, Giordania, Turchia e Mauritania, tutti i Paesi del mondo arabo e mediorientale non intrattengono relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico in segno di solidarietà verso la Palestina. E così, se lo sport dovrebbe essere immune dalle questioni politiche, capita che se un atleta di un Paese arabo o mediorientale deve gareggiare contro un'israeliano la maggior parte delle volte si rifiuterà di farlo. E' successo ai Mondiali di nuoto di Shanghai del 2011 quando l’iraniano Mohammed Alirezaei rifiuta di entrare in acqua perché alla gara partecipa l’israeliano Gal Nevo. Ma il ranista iraniano si comportò nello stesso modo ai Mondiali di Roma del 2009, questa volta contro il sionista Mickey Malul.
Non solo gli atleti stessi boicottano le gare contro gli israeliani, ma in certi casi sono le federazioni a vietare all'atleta di gareggiare. E' successo lo scorso ottobre, quando la federazione tennistica tunisina ha vietato a Malek Jaziri di scendere in campo contro Amir Wintraub, colpevole di essere israeliano. Ma il caso che ha sollevato più polemiche nel mondo occidentale si è verificato ai Mondiali di nuoto in Qatar lo scorso ottobre, con gli organizzatori in evidente difficoltà per la presenza della bandiera sionista da dover mostrare nelle grafiche televisive.
Così la televisione qatariota ha pensato bene di "sbianchettarla", ponendo un'anonima bandiera bianca accanto al nome della nuotatrice sionista Amit Ivry e di altri atleti. Il boicottaggio arabo verso gli israeliani ha toccato, nel febbraio 2012, anche il calcio, con la squadra iraniana del Sepahan Isfahan che si è rifiutata di disputare una partita amichevole contro i serbi del Partizan Belgrado. Vi starete domandando il perchè, dal momento che la squadra avversaria non era israeliana: semplice, indovinate la nazionalità di Avram Grant, allenatore del Partizan. Alla luce di questi fatti, vi ricordo che il Qatar si è aggiudicato i Mondiali del 2022 e non ci vuole molto ad immaginare cosa succederebbe se Israele si qualificasse alla competizione...
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