Twente - Analisi della squadra che è prima a punteggio pieno in Eredivisie



Nel prossimo turno di Eredivisie vedremo affrontare all’ Amsterdam Arena l’attuale capolista Twente contro i campioni uscenti dell'Ajax in un match che promette spettacolo. I Tukkers sono la sorpresa di questo inizio di stagione: giocano bene e hanno vinto tutte le sei le gare di campionato fin qui disputate, eguagliando il record della stagione 1968/69. Dunque, in caso di vittoria sabato ad Amsterdam, i ragazzi di McClaren entreranno nella storia del club di Enschede.
Eppure vista la disastrosa stagione passata ed un mercato che almeno all’ apparenza non ha portato la squadra ad un livello più alto, nessuno prima dell’ inizio di questa stagione pensava di trovare il Twente già allo stesso livello di Ajax e PSV. Rispetto alla scorso anno, la squadra è totalmente diversa: è migliorata sia nel gioco che negli interpreti. Proviamo, dunque, ad analizzarne i motivi.

Per capirli bisogna innanzitutto ricordare i problemi principali che aveva la squadra nella scorsa stagione da quando a gennaio è arrivato il nuovo tecnico McClaren. Il manager inglese si è ritrovato una squadra del tutto sbilanciata, che aveva una fin troppo evidente carenza di qualità a centrocampo, composto solo da mediani. Non avendo la possibilità di creare gioco con i centrocampisti, si è dovuta per forza affidare ai lanci lunghi e soprattutto ai cross dalla fasce alla ricerca della testa di Luuk de Jong, usato spesso come vero e proprio “attaccante boa”. All’inizio tutto funzionava, e difatti nel mese di febbraio il Twente era lanciatissimo al primo posto, ma gli avversari ben presto hanno imparato a bloccare con estrema facilità questa tattica troppo rigida e prevedibile, e a fine stagione la squadra è sprofondata al sesto posto. Vedere il trio di mediani “spaccalegna” composto da Fer-Janssen- Brama tentare di creare gioco era a dir poco imbarazzante!


McClaren ha centrato subito il problema - non è che fosse difficile, era chiaro a tutti- ed a fine stagione ha chiesto a gran voce due centrocampisti dai piedi buoni, per riequilibrare il rapporto qualità-quantità nella squadra. Detto fatto la società lo ha accontentato acquistando Robbert Schilder dal NAC Breda e il cileno Felipe Gutiérrez Universidad Católica.
Tutto il mercato è stato positivo, non solo per gli acquisti, ma soprattutto per non aver ceduto Douglas, Rosales, Chadli e Brama, perché la pessima annata disputata da questi giocatori ha fatto defilare tutte le big di Germania, Inghilterra ed Italia che avevano bussato alla porta del club olandese per trattare i suoi gioielli. Il mercato però non ha portato solo buone notizie, visto che Ola John e Luuk de Jong, ovvero gli unici giocatori che avevano brillato nella scorsa stagione, hanno lasciato il club. Al loro posto la società ha comunque acquistato due giocatori importanti come Luc Castaignos e Dusan Tadic.


Felipe Gutiérrez si è rivelato uno degli uomini più importanti di questo nuovo Twente, si ha la netta impressione che quando gioca lui la squadra è di un altro livello rispetto a quando non scende in campo. È un vero e proprio regista, sforna assist in continuazione, detta i tempi dando velocità e imprevedibilità alla manovra, difatti nessuno, in squadra, sa verticalizzare come il cileno. Nonostante ciò, Gutìerrez non ha ancora garantita una maglia da titolare, anche se per il momento gioca spesso perché McClaren ha dovuto spostare il titolare Schilder in difesa per sopperire alla mancanza di un terzino sinistro. Ma adesso che Braafheid sta tornando in forma, l’ex NAC tornerà ad occupare la sua posizione a centrocampo. A mio personalissimo parere però, il manager inglese commetterebbe un errore madornale a non confermare nell’undici titolare il cileno, giocatore ha già dimostrato di essere pronto ad assumersi la responsabilità di essere il regista del Twente (e si è visto come con lui la squadra è tutta un'altra cosa).
Paradossalmente adesso nella linea mediana potrebbero esserci problemi di abbondanza: Brama ad esempio ha già fatto sapere di sentirsi un titolare di non voler in alcun modo fare una staffetta con i compagni. Tra un mesetto, quando rientrerà Fer, titolare inamovibile fermato solo da un infortunio al ginocchio, McClaren avrà un bel problema da risolvere.


Simboli di questo nuovo Twente sono senza dubbio le ali Dušan Tadić e Nacer Chadli, che stanno letteralmente facendo impazzire il pubblico del De Grolsch Veste con i loro numeri d’alta scuola. Il primo ha già fatto dimenticare Ola John(e non era facile), mente il secondo, dopo una stagione disastrosa, è letteralmente rinato, tornando più forte di prima. Insieme a Chadli, un altro giocatore sta riscattando quella passata: Leroy Fer. L’ex Feyenoord è diventato un protagonista indiscusso del centrocampo dove, grazie al suo fisico possente, sradica continuamente palloni, fa ripartire l’azione e, come se non bastasse, si rende prezioso anche in fase offensiva, non disdegnando l'inserimento palla al piede.
Insomma, rispetto all’anno scorso, questa squadra è completa, ha alternative valide in ogni ruolo, e McClaren può scegliere quale giocatore mandare in campo a secondo dell’ avversario. Ma sopratutto il gioco è fluido e veloce. La squadra fa girare palla con disinvoltura e si vedono tante combinazioni corali. La scorsa stagione, mancando totalmente il gioco, era semplice bloccare il Twente, adesso non è più così. I ragazzi di McClaren ottengono le vittorie con maggiore facilità, senza più dover cercare la giocata del singolo o un calcio piazzato per vincere le partite. Ajax e PSV sono avvisate, per la lotta al titolo c’è anche il Twente.


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