"Viste da noi" è la rubrica dedicata a chi, avendo avuto la possibilità di assistere ad una gara di Eredivisie, Eerstedivisie, coppa d'Olanda o qualche gara europea riguardante una squadra olandese, ci racconta la sua esperienza. Ancora una volta è il nostro Wouter Pennings ad esprimere le emozioni e le impressioni avute durante Jong Ajax - Telstar, valida per il primo turno di Eerstedivisie! Clicca qui per leggere gli altri episodi di "Viste da noi".
E' la prima giornata della Jupiler League, la seconda serie olandese, che per la prima volta dopo ospita, oltre all'Achilles '29, promosso (perché ha accettato quel diritto, per anni non esercitato) dalla Topklasse, anche le squadre riserve dell'Ajax, Psv e Twente.
Colgo, allora, l'occasione pera assistere al debutto delle stelle del futuro ajacide. L'esordio in casa, o forse no, perché in quest'occasione si fissa l'appuntamento all'Amsterdam ArenA. Il centro sportivo "De Toekomst", infatti, non è ancora pronto. Ci si lavora per renderlo adatto per la Jupiler League e, così, per una volta lo Jong Ajax giocherà nella casa dei fratelli maggiori.
Così, in un'ArenA bollente per il caldo e l'entusiasmo della gente, tra cui tanti bambini che hanno accesso alla partita pagando il prezzo simbolico di 1 euro, si vede all'opera per la prima volta in una match ufficiale del campionato cadetti lo Jong Ajax. Per caso contro un avversario vicino, il Telstar di IJmuiden, villaggio di pescatori non lontano dal capitale. Un club molto simpatico con poco prestigio, per il quale un paio di anni fa un tifoso, durante una gara di campionato, dovette tenere a posto con la mano un pulsante nel contatore elettrico, consentendo così all'impianto di illuminazione di funzionare e, di conseguenza, alla partita di continuare regolarmente. Un club con pochi ma fedeli sostenitori, che sanno che il Telstar non investirà mai e così non può neanche sognare un eventuale ritorno in Eredivisie, dopo i lontani anni settanta.
In questa cornice si presenta al pubblico l'undici dell'Ajax, composto da Cillessen, Ligeon, Veltman, Denswil, Tete, Bazoer, Serero, Klaassen, De Sa, Hoesen ed Andersen, quasi tutti già esordienti in prima squadra e tutti consapevoli delle loro posizioni: seconda o terza opzione per il mister Frank de Boer nei propri ruoli, ma a tutto perspettivo per il prossimo futuro.
Per i tifosi, disposti per la maggior parte in tribuna Est primo anello, è una bella occasione per vedere i giovani talenti giocare nello stesso modulo della prima squadra. 4-3-3, con un centrocampista difensivo (Bazoer) e due per la fascia offensiva. Ovviamente spazio per Hoessen, il vice di Sigthorsson come prima punta dell'"Ajax 1". Veltman ha il compito di giocarsi il posto di Alderweireld se il belga dovesse partire ed ha già scalzato - per ora - Van der Hoorn.
Della partita poco da raccontare. L'Ajax di Fons Groenendijk gioca bene, come deve giocare una squadra dei Lancieri. Hoessen non aggiusta la mira e, per questo, possiamo tranquillamente dire che non ha passato gli esami. Meglio Thulani Serero, già da due anni in prima squadra, che mostra fame e intelligenza, con pochi passaggi sbagliati.
Il giovane Bazoer, a 16 anni già maturato come un soldato di mille battaglie, fa vedere che Poulsen e Schøne possono riposare senza problemi. E figurati che potrebbe giocare anche da difensore centrale...
Ma il migliore in campo è anche il più grande gioiello. Uno che ormai ha fatto stampare il suo nome nero su bianco una settimana fa, quando prendeva il posto di Bojan durante la sfida con l'Az nel Johan Cruijff Schaal: Lucas Andersen, danese anche lui. Corre a testa alta, tiene la palla, guarda ancora, vede, fa azione e rende pericolosa la situazione per gli avversari. Suoi entrambi i gol della vittoria. D'accordo, deve mostrare ancora tutto, ma come ha saputo prendersi sulle spalle la sua squadra è davvero impressionante.
Così si assiste ad una gara speciale, in una maniera del tutto nuova. Bambini che fanno di tutto tranne guardare la partita, tifosetti che urlano "oooo, pizza!" ogni volta che il portiere del Telstar Varkevisser, non certo un tipo filiforme, riprende il gioco con un calcio di rinvio e ragazzi che commentano tutte le azioni, consapevoli che tre scudetti di fila non dicono nulla se l'Ajax adesso non comincia ad andare oltre. Ci vuole più continuità per quanto riguarda la qualità del gioco, più possibilità sul campo personale. E per questo serve proprio quest'avventura del Jong Ajax: sviluppo è la parola chiave del progetto lanciato due anni fa da Cruyff ed è la cosa più preziosa per tutta la famiglia biancorossa. Un altro passo è fatto. Adesso si è cominciato.
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