Guida all'Eredivisie 2017/18 - Feyenoord



a cura di Giorgio Crico

PROVACI ANCORA GIO


I Rotterdammers arrivano ai nastri di partenza del campionato 2017/2018 in qualità di Landskampioen, come sanno tutti ormai da mesi. Dopo un’annata così brillante, però, è già cambiato molto all’ombra del de Kuip. E non per forza a causa dei “colossi europei” arrivati a depredare la rosa, anzi: si può dire che diverse concause hanno aperto la possibilità di un rinnovamento notevole nella rosa agli ordini di van Bronckhorst ma la dirigenza del club Campione d’Olanda avrebbe teoricamente potuto anche decidere di cambiare il meno possibile, rimandando la mini-diaspora di una stagione. A Rotterdam, città di mare e quindi tradizionalmente aperta ai mutamenti, hanno scelto di considerare chiuso un primo mini-ciclo per provare a rinnovare uomini e, perché no, ambizioni.

Haps e St. Juste, i rinforzi estivi per la difesa del Feyenoord.
Il ritiro del centro di carisma permanente nonché massima autorità spirituale del feyenoordismo Dirk Kuyt, le partenze comunque molto ben pagate dei Kongolo e dei Karsdordp, le cessioni dei giocatori il cui rendimento è stato sotto le aspettative (Vejinović) o che non sono cresciuti nel modo che ci si augurava (Gustafson), così come la vendita di chi non è più stato considerato in grado di dare sufficienti garanzie fisiche (Elia) hanno offerto alla dirigenza del Feye la possibilità di rinnovare in maniera massiccia la rosa a tutti i livelli, sia tra i titolari che tra le seconde linee, mantenendo comunque intatto il centrocampo, cuore nevralgico dell’impianto di squadra dello scorso anno. La rosa è palesemente troppo numerosa per pensare che non ci sia ancora qualche altra uscita ma adesso la curiosità principale sta nel cercare di indovinare come van Bronckhorst integrerà tutti i nuovi arrivati nel suo sistema.


Steven Berghuis ritorna a Rotterdam dopo il prestito,
questa volta a titolo definitivo.
La cessione simultanea o quasi di Kongolo e Karsdorp e l’ormai abituale lungo degenza di van Beek (oltre al rilascio della terza linea Dammers) hanno convinto la dirigenza Rotterdammer a munirsi di due nuovi terzini – Haps e Diks, il primo molto interessante e il secondo più come riserva/alternativa valida – e di un centrale pronto per il salto di qualità come St. Juste, che avrà il compito di dare spesso il cambio a Botteghin e van der Heijden, nell’attesa della resurrezione di van Beek. In mezzo la partenza del desaparecido Vejinović (comunque in prestito, segno che si vuole almeno provare a rivalutarlo) è compensata dall’arrivo di Amrabat, che peraltro dovrebbe combattere ben più dell’ex Vitesse per un posto in squadra, mentre la casella occupata da Gustafson è stata considerata irrilevante e non è arrivato nessuno per sostituire lo svedese visto che, come si diceva poc’anzi, la rosa è già fin troppo numerosa (e il trequartista scandinavo è comunque andato via in prestito). 

Davanti quello che di fatto è un riscatto per Berghuis e il ritorno del figliol prodigo Boëtius per rimpiazzare Kuyt bastano per mantenere numericamente a posto il reparto anche se, rispetto allo scorso anno, è evidentissima una certa mancanza di carisma data dall’assenza di un leader assoluto e, per questo, rimane viva la suggestione di un ritorno di van Persie.

L'ALLENATORE: 
GIOVANNI VAN BRONCKHORST 
42 anni








LA FORMAZIONE


Dopo due campionati da allenatore capo e un titolo vinto, il van Bronckhorst tecnico non è più un mistero per nessuno. Il suo nuovo Feyenoord continuerà a schierarsi con il consueto 4-3-3 che, a seconda del momento della partita, può diventare anche un 4-2-3-1 (l’ago della bilancia è ovviamente Toornstra, capace di giocare più avanti o più indietro). La linea difensiva a protezione di Brad Jones sarà costituita da Nieuwkoop, van der Heijden & Botteghin (con St. Juste in rampa di lancio) e il nuovo arrivo Haps, teoricamente più titolare in pectore di Nelom. In mezzo, visto che la cessione di Karsdorp non consente più ai Rotterdammers di schierare quello che di fatto era un playmaker decentrato e quindi di perdere qualcosa in impostazione, van Bronckhorst potrebbe decidere di far gestire il primo possesso a uno tra Tapia o Amrabat, responsabilizzandoli e sacrificando uno tra Vilhena e Toornstra (troppo difficile che rinunci al dinamismo e al carisma di El Ahmadi, perlomeno sulla carta). 

Davanti Boëtius e Berghuis dovrebbero accomodarsi ai fianchi di Jørgensen (ma non dimentichiamo il buon Kramer, anche se dovrebbe partire dalla panchina) senza scatenare troppe sorprese. Eventualmente Vilhena e Toornstra possono anche essere spostati lungo l’out per attaccare di più lo spazio senza palla in transizione positiva e, al contempo, fornire uno sbarramento difensivo più fisico ed efficace in mezzo qualora il Feyenoord decidesse di difendersi secondo un 4-4-1-1 o un 4-5-1.

OBIETTIVO: Titolo

LO STADIO: DE KUIP


Lo Stadion Feijenoord, conosciuto comunemente in Olanda come De Kuip (“la tinozza” in olandese, per via della sua forma che ricorda quella allungata di una tazza) è situato nell’omonimo quartiere sulla riva sinistra della Mosa. Inaugurato il 27 marzo 1937, può contenere 51.137 spettatori e nel corso della storia ha ospitato ben 10 finali europee (l’ultima quella vinta dal Feyenoord sul Borussia Dortmund nel 2002) e la finale di Euro 2000 (vinto dalla Francia sull’Italia). È già in progetto la sua sostituzione con un nuovo impianto situato poche centinaia di metri più a nord, lungo il fiume, insieme alla riqualificazione dell’intero quartiere.




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