L’Olanda riparte dal secondo posto in Coppa del Mondo per affrontare il Campionato Europeo per nazioni, giunto alla quinta edizione. Ancora una volta Germania Ovest, Campione del Mondo e d’Europa in carica, ed Olanda sono le favorite per il successo finale. Gli olandesi, che ora sono guidati da George Knobel, finiscono nel gruppo 5 con Italia, Finlandia e Polonia, splendida terza classificata al mondiale tedesco.
Cruijff e compagni riescono a qualificarsi grazie alla miglior differenza reti nei confronti dei polacchi e, nei quarti di finale, l’Olanda ha in sorte il Belgio ed il doppio confronto nel derby non ha storia: a Rotterdam, il 25 aprile 1976, l’Olanda si impone per 5–0, grazie ad una tripletta di Rensenbrink ed ai gol di Rijsbergen e del solito Neeskens su rigore. Il mese successivo si gioca l’inutile gara di ritorno in Belgio; gli olandesi stavolta sono più “umani” limitandosi a vincere solo, si fa per dire, 2–1.
La fase finale si disputa in Jugoslavia dove, oltre ai padroni di casa, vi sono Germania Ovest, Cecoslovacchia ed Olanda, con i tedeschi e gli olandesi già accreditati per la finale, in una sorta di replay di quanto accaduto due anni prima. Tutte le partite, disputate su terreni pesantissimi, spesso ai limiti della praticabilità, per via di un giugno eccezionalmente piovoso, si prolungarono ai tempi supplementari, segno di un diffuso equilibrio tra le squadre.
La semifinale di Zagabria, tra Cecoslovacchia e Olanda, può essere presa a paradigma della... follia che caratterizzò la fase finale della manifestazione. Un gol (al 20’) ed un autogol (al 73’) del gigantesco difensore boemo Ondrus chiusero i novanta minuti regolamentari sul punteggio di 1–1. La Cecoslovacchia, che giocava un calcio fisico, con elementi di potente struttura atletica, segnò due gol nei tempi supplementari, con Nehoda al 114’ e Vesely al 119’. Durante la gara vennero espulsi, dall’arbitro inglese Clive Thomas, prima Neeskens e poi van Hanegem.
L’Olanda era dilaniata da feroci rivalità interne, i suoi campioni si guardavano in cagnesco e trovavano un minimo d’intesa soltanto nel far fronte comune contro il tecnico Knobel, che arrivò al punto di rassegnare le dimissioni, accettate al volo, al termine della semifinale persa contro la Cecoslovacchia. La sconfitta colse di sorpresa anche i tifosi olandesi che, avendo già acquistato i biglietti per la finale di Belgrado, furono costretti a scambiarli con i tifosi cecoslovacchi. L’Olanda disputò la finale per il terzo posto contro i padroni di casa della Jugoslavia, ma era orfana di Johan Cruijff e del fido Johan Neeskens, entrambi rientrati a Barcellona. Meno forte tecnicamente, ma più unita, l’Olanda, guidata dal tecnico Schoen, si portò subito sul 2–0, grazie alle reti di Ruud Geels al 27’ e di Willy Van de Kerkhof al 37’.
Gli slavi rimontarono il risultato con i gol di Katalinski al 43’ e di Dzajic a nove minuti dal termine. Ancora una volta i tempi supplementari dovevano decidere chi tra le due squadre sarebbe salita sul gradino più basso del podio. Stavolta toccava all’Olanda gioire, grazie ad un gol del biondo centravanti Ruud Geels che, al 108’, realizzava il gol del definitivo 3–2. Sulle macerie quasi fumanti di quel gruppo, con qualche “reduce” ancora sulla breccia, come Krol, Neeskens, Rensenbrink, Haan e Rep, con il tecnico Jan Zwartkruis sulla panchina, l’Olanda inizia la sua corsa verso il mondiale argentino del 1978. Il girone eliminatorio, per uno strano scherzo del destino, è composto da Islanda e Belgio, come quattro anni prima, con la sola eccezione dell’Irlanda del Nord al posto della Norvegia.
Le gare di qualificazione vengono superate di slancio; gli olandesi vincono cinque gare su sei, pareggiando solo con l’Irlanda del Nord ed accedono per la quarta volta alla fase finale di un Campionato del Mondo. Al termine delle qualificazioni Zwartkruis lascia la panchina per far posto al tecnico austriaco Ernst Happel. L’allenatore fa delle scelte ben precise circa i 22 giocatori da portare in Argentina. Di coloro che avevano fatto parte del gruppo, che aveva disputato le qualificazioni, restano a casa i portieri Jan Ruiter, Jan van Beveren, già escluso quattro anni prima, ed Eddie Treytel, terzo portiere a München ’74. In difesa è assente Johnny Dusbaba, mentre il terzino sinistro dell’AZ’67 Alkmaar, Hugo Hovenkamp, viene convocato, ma a causa di un infortunio non potrà essere disponibile. A centrocampo non vengono convocati Willy van der Kuylen, Kees Kist e Wim van Hanegem, che sta chiudendo la propria carriera nelle fila dell’AZ’67 Alkmaar. In attacco restano a casa Ruud Geels e, udite udite, Johan Cruijff. La cosa che balza subito agli occhi è l’assenza dei primi quattro marcatori di tutti i tempi nella Eredivisie, vale a dire nell’ordine van der Kuylen, Geels, Cruijff e Kist.
La squadra olandese era più famosa per i giocatori rimasti a casa che per quelli convocati, se non altro per l’assenza di Johan Cruijff, il miglior calciatore al mondo degli anni ’70. Cruijff aveva partecipato a tutte le gare di qualificazione, ma aveva preferito declinare l’offerta di prendere parte ai Campionati del Mondo in Argentina. Inoltre aveva deciso di non vestire più la maglia arancione. Le ipotesi che stavano alla base di questa decisione erano molteplici; una motivazione possibile poteva essere quella di non separarsi dalla moglie e dal figlio per un periodo così lungo. Un altro motivo andava ricercato nella protesta che alcuni paesi europei avevano avanzato nei confronti della FIFA per la sua insistenza nell’assegnare all’Argentina il Campionato del Mondo. Infatti, la presenza di un regime militare nel paese sudamericano non garantiva, almeno sulla carta, sicurezza ed equità nello svolgimento del torneo. La motivazione principale, secondo molti, era la mancanza di feeling con Happel e l’idea che il tecnico austriaco utilizzasse un trattamento diverso con altri calciatori. Resta il fatto che nelle settimane precedenti l’inizio del torneo non si fece che parlare dell’assenza del campione olandese.
Un altro eroe del Campionato del Mondo del 1974, Wim van Hanegem, non partecipò alla spedizione in Argentina, nonostante avesse preso parte all’amichevole disputata, contro l’Austria, solo due settimane prima dell’inizio del torneo. Il centrocampista, al quale Happel non poteva garantire il posto da titolare, decise di non partecipare al Mondiale e questa si rivelò un’assenza ancor più pesante di quella di Cruijff. Anche Ruud Geels dovette guardare i Campionati del Mondo davanti alla televisione. L’attaccante, che nelle ultime quattro stagioni era stato il capocannoniere della Eredivisie, non era mai stata la prima scelta in Nazionale. Jan van Beveren, il miglior portiere di sempre, dopo aver saltato il Mondiale del 1974 per un infortunio “diplomatico”, non partecipò nemmeno alla spedizione in Sud America. L’Olanda aveva ancora molti talenti in squadra, a partire dal ruolo di portiere. Jongbloed e Schrijvers, rispettivamente primo e secondo portiere a München ’74, negli ultimi quattro anni avevano gareggiato con Van Beveren per prendersi la maglia da titolare. Nonostante Schrijvers fosse più bravo a parare, Jongbloed era il numero uno. In difesa c’era Suurbier, che nel frattempo era emigrato in Germania Ovest nelle fila dello Schalke 04 Gelsenkirchen, Rijsbergen, ancora su buoni livelli e Krol, che ora ricopriva il ruolo di centrale difensivo. Quest’ultimo era anche il capitano della Nazionale e dell’Ajax Amsterdam, club nel quale militava. Haan, a differenza di quattro anni prima, era stato spostato a centrocampo, dove Jansen ricopriva un più definito ruolo di centrocampista laterale di destra.
Poi c’era Neeskens, un giocatore in grado di ricoprire tutti i ruoli di centrocampo, probabilmente il miglior all–round degli anni ’70, sebbene la sua esperienza a Barcellona, insieme a Johan Cruijff, non gli avesse regalato grossi successi. Il centrocampo era poi rinforzato da Willy van de Kerkhof fratello gemello di René van de Kerkhof che, nel suo ruolo di attaccante, aveva giocato uno spezzone della finale contro la Germania Ovest. Ora, invece, entrambi i fratelli erano titolari nell’undici di partenza. Se consideriamo che in attacco giostravano Johnny Rep e Rob Rensenbrink ecco che, rispetto a quattro anni prima, la squadra titolare era composta per nove undicesimi da coloro che avevano perso la finale a München ’74. Le uniche eccezioni erano proprio i fratelli van de Kerkhof che sostituivano gli assenti Wim van Hanegem e Johan Cruijff.
Nonostante l’assenza di quest’ultimo, la sua influenza si fece sentire, tanto che i fratelli van de Kerkhof e Dick Nanninga si rifiutarono di indossare la maglia con le tre strisce dell’Adidas, per indossare quella a due strisce, resa famosa da Cruijff nel 1974. La rosa dei 22 scelta dal tecnico austriaco era la seguente; in porta c’era Jongbloed, Schrijvers e Doesburg. La linea difensiva era composta da Suurbier, Krol, Rijsbergen, Poortvliet, van Kraay, Hovenkamp e Brandts. La mediana era composta da Schoenaker, Jansen, Wildschut, Haan, René van de Kerkhof, Willy van de Kerkhof, Neeskens e Boskamp. In attacco Rep, Rensenbrink, Nanninga e Lubse. Happel partì con Jongbloed titolare, ancora una volta con il numero otto sulle spalle e la solita maglia giallo canarino. La difesa era composta da tre giocatori, Krol, Rijsbergen e Suurbier, ma il centrocampo non era costituito da cinque uomini, come annunciato alla vigilia. Hugo Hovenkamp, una scoperta degli ultimi anni nel ruolo di terzino sinistro e dato per certo nell’undici titolare, non poté prendere parte alla rassegna iridata a causa di un infortunio ed il suo posto fu preso da Jan Poortvliet. Nonostante fossimo nell’era del calcio totale, nella gara di apertura Happel schierò un 3–4–3. A centrocampo giocavano Haan, Jansen, Neeskens e Willy van de Kerkhof. In attacco, il tecnico austriaco, schierò Rensenbrink e Rep. Il primo era un giocatore diligente e dotato di una elevata intelligenza calcistica. Insomma, un vero uomo squadra e per lui Happel stravedeva. Rep era veloce, forte fisicamente e furbo, ma a causa del suo carattere non aveva un buon rapporto con l’allenatore. Nonostante non fosse una punta centrale, a Rep quel ruolo piacque subito. Dick Nanninga, centravanti del Roda JC Kerkrade, si era ben comportato nelle recenti amichevoli, al punto da potersi aspettare di essere scelto come terzo attaccante da schierare a fianco di Rep e Rensenbrink. Invece fu schierato René van de Kerkhof, un’ala destra dotata di grande senso della posizione, che spesso ripiegava per dare manforte a centrocampo. L'Olanda venne inserita nel gruppo quattro insieme all'Iran, il Perù e la Scozia.
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