Il settembre dell'anno 1989 sarà ricordato come uno dei peggiori della storia dell'Ajax. In Eredivisie, il PSV di Romario appare irragiungibile, inanellando una serie di vittorie roboanti. L'unico modo per salvare una stagione che si stava profilando come disastrosa era qualificarsi per il successivo turno di Coppa Uefa.
La sfida decisiva si giocò allo Stadio De Meer, pieno fino all'orlo (24,500 posti a sedere) contro l'Austria Vienna. Gli austriaci vennero a giocare in Olanda mirando al pareggio, consci del fatto che l'X avrebbe premiato loro ed eliminato l'Ajax. Nonostante il grande possesso palla, i biancorossi, con un Bergkamp sugli scudi, non riuscirono a creare grosse occasioni da rete. Ogni tentativo di affondo veniva respinto dal muro eretto dagli austriaci davanti al loro portiere.
Non avendo successo nell'assalto, l'armata ajacide cambiò strategia: il tiro dalla distanza di Jan Wouters risultò decisivo. Dopo una cavalcata partita dalla mediana, Wouters fece partire un missile scagliandolo all'incrocio dei pali. Il vantaggio, però, serve solo a livellare la sconfitta dell'andata. All'Ajax serviva disperatamente il raddoppio.
Nonostante il vantaggio, la squadra olandese continuò a faticare, soprattutto in avanti, palesando il più grave limite di quegli anni: la sterilità offensiva. I novanta minuti regolamentari si conclusero sull'1-o per i padroni di casa e, così, gli spettatori del De Meer si trovarono a dover supportare i loro idoli per gli ulteriori trenta minuti dei tempi supplementari.
Pronti, via. L'Austria Vienna trova il classico tiro della domenica al 7', cui Menzo si oppone alla meno peggio. Pleva, che era in agguato nell'area di rigore dell'Ajax, si fionda per il tap-in decisivo. L'uno a uno regala agli austriaci una seria ipoteca sulla qualificazione al prossimo turno. A ventitre minuti dalla fine, una nuova debacle europea sembrava inevitabile.
In cerca dei due goal necessari per la qualificazione, la squadra iniziò ad attaccare disperatamente. L'esasperazione, in campo come sugli spalti, prende il sopravvento. Dal settore riservato all'F-side, storico gruppo estremista di tifosi dell'Ajax, partono una serie di insulti nei confronti dei giocatori dell'Austria Vienna, i cui tocchi di palla venivano accompagnati da fischi ed insulti. Dalla frangia scalmanata di tifosi per gli austriaci volavano persino le accuse di essere dei nazisti!
Il portiere degli ospiti, Roland Wohlfahrt, era diventato il bersaglio preferito della F-Side, situata proprio alle sue spalle. Il lancio di monetine, accendini, incarti di cibo e bottigliette, nonostante lo disturbasse, non lo scalfì, ma il portiere nulla potette quando, dalle gradinate alle sue spalle, arrivò una grande sbarra di ferro (nella foto in basso, Wouters allontana la sbarra incriminata) che lo colpì in pieno. Era il minuto 104 quando l'arbitro svizzero Bruno Galler sospese definitivamente la partita. Quando è troppo è troppo.
Michael van Praag e Arie van Eijden, rispettivamente presidente e direttore generale dell'Ajax, si attivarono subito per evitare, sul piano sanzionatorio, il peggio per la propria squadra. Le ovvie scuse a Wohlfahrt per l'accaduto sembrarono inutili quando l'arbitro mostrò ai due la sbarra che aveva colpito il portiere austriaco. La partita non sarebbe ripresa. Stavolta l'Ajax avrebbe pagato caro le intemperanze dei propri tifosi.
L'immagine di un tifoso, solo, seduto sugli spalti mentre si copre la faccia, è, insieme a quella di Wohlfahrt steso dopo essere stato colpito, utilizzata da tutti i giornali nei giorni a venire. Nell'attesa febbrile per il verdetto dell'UEFA, i "grandi capi" dell'Ajax iniziarono a pensare al rimedio da utilizzare per combattere gesti come quello di un tifoso che rovinava il suo club.
L'Ajax giocò la successiva partita di Eredivisie contro l'Utrecht, ancora al De Meer. Tutti sembravano consci del fatto che sul club di Amsterdam pendeva una spada di Damocle. Poco prima del match, i giocatori completarono il solito giro di campo, accompagnato dal lancio di alcuni mazzi di fiori come segno di ringraziamento ai propri tifosi. Simbolicamente, nessun mazzo fu lanciato verso il settore occupato dalla F-Side. Per la cronaca, la partita finisce 3-0 per i padroni di casa, che, così, superano in classifica proprio l'Utrecht.
Il martedì successivo, il 5 ottobre, arriva il verdetto dell'Uefa: " a causa delle irregolarità verificatesi sugli spalti dello stadio De Meer di Amsterdam, durante la gara tra Ajax Amsterdam e Austria Memphis Vienna, l'UEFA decide di assegnare all'Ajax una sconfitta per 0-3. Inoltre, la società AFC Ajax sarà bandita da ogni competizione UEFA per le prossime due stagioni".
Il cielo nuvoloso e nero su Amsterdam, a quel punto, si aprì.
La situazione finanziaria, infatti, in quegli anni era tutt'altro che rosea. La società era oggetto di vari controlli finanziari e, non potendo giocare per i prossimi anni partite in Europa, le entrate per il club si riducevano ulteriormente, avvicinando lo spettro della bancarotta.
Van Praag e Van Eijden, allora, non aspettarono un minuto per fare ricorso contro il verdetto dell'UEFA, mirando, almeno, ad una riduzione della pena.
E riduzione fu. Il 13 ottobre, ancora di fronte allo stesso direttivo UEFA che aveva comminato la prima sanzione, la delegazione dell'Ajax venne a conoscenza del fatto che gli anni di bandimento dalle competizioni Europee furono dimezzati, ma le prime tre partite che sarebbero state giocate dopo la punizione, dovevano essere disputate ad una distanza di almeno 100 kilometri dalla capitale olandese.
Dopo il verdetto, il presidente Michael van Praag annunciò le nuove decisioni della società. La partita tra Austria Vienna ed Ajax fu l'ultima gara europea giocata al De Meer (nella foto). Le successive sarebbero state giocate, nonostante un pò di malcontento, allo stadio Olimpico di Amsterdam.
Lo stadio De Meer, inoltre, sarebbe stato ristrutturato per garantire una maggiore sicurezza ai giocatori in campo. Entrambi le decisioni, però, rappresentavano il preludio al trasferimento in un nuovo stadio, quell'Amsterdam ArenA che venne poi inaugurato nel 1996.
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