Non era facile la vita a Rotterdam nei primi Anni ’40 del secolo scorso; l’occupazione nazista, la città devastata dai bombardamenti, la terribile carestia nell'inverno del '44, i problemi della ricostruzione nel dopoguerra. Miseria e macerie, questo era ciò che la città offriva a un ragazzino non ancora undicenne che viveva al numero 14 di Bloklandstraat, nel quartiere popolare dell'Oude Noorden, situato nella parte settentrionale di Rotterdam.
Il suo nome è Coenraadt Moulijn: Coen per gli amici e il suo passatempo preferito (“fin dall'età di quattro anni”, ricorda zio Tonny) è trascorrere intere giornate in strada giocando a calcio con una pallina da tennis. Proprio così, una pallina da tennis, perché il pallone da calcio era stato proibito da un poliziotto che abitava nella stessa via e che non tollerava schiamazzi e rumori di sorta; non ubbidire significava nella migliore delle ipotesi vedersi confiscare il pallone, nella peggiore farsi un giro al commissariato. Non ci vuole molto perché qualche osservatore particolarmente attento riconosca in quel ragazzino schivo e introverso un talento di gran lunga superiore alla media; i primi a visionarlo sono quelli dello Sparta Rotterdam, che però lo scartano per il fisico minuto.
Maggiore lungimiranza la dimostra lo Xerxes Rotterdam, piccolo club cittadino che aveva dato i natali (calcistici) a Faas Wilkes, una delle più devastanti ali mai viste nel calcio olandese nonché uno dei migliori giocatori oranje di sempre (in Italia dal 1949 al 1954, con lnternazionale FC e Torino). Moulijn però non rimane molto tra le fila dei bianco azzurri, perché nel 1955 (un anno dopo l'introduzione del professionismo in Olanda), al termine di un torneo giovanile, viene avvicinato dal presidente del Feyenoord Rotterdam Cor Kieboorn che gli offre un contratto da 2.000 fiorini all'anno e paga allo Xerxes Rotterdam la discreta cifra di 25.000 fiorini.
Il giovane Coen diventa così il primo giocatore professionista nella storia del Feyenoord Rotterdam esordendo il 18 settembre 1955 nella sconfitta per 3–1 rimediata a domicilio contro l’MVV Maastricht. Poco meno di un anno dopo (l'8 aprile 1956 in Belgio-Olanda 0–1) fa il suo esordio, all'età di 19 anni, nella Nazionale Olandese diventando il pupillo del CT Elek Schwartz, secondo il quale “Coen è meglio di Gento del Real Madrid”.
In breve tempo Moulijn diventa uno dei giocatori chiave del club di Rotterdam, nonché uno dei beniamini della curva. All'inizio degli anni Sessanta andare a veder giocare il Feyenoord Rotterdam significa andare a vedere Coen Moulijn, i suoi dribbling, le sue finte e le sue accelerazioni sulla fascia sinistra. Il giocatore raccoglieva in sé tutte le qualità che da sempre avevano caratterizzato la storia del Feyenoord Rotterdam: le origini umili (non bisogna infatti dimenticare che il club era stato fondato da un gruppo di manovali e che era sempre stato indicato come la squadra dei ceti popolari di Rotterdam in contrapposizione ai borghesi altolocati dello Sparta Rotterdam ed al ceto medio dell'Excelsior Rotterdam), il carattere ruvido di chi è stato forgiato dalla strada, l’atteggiamento fiero di chi il successo se lo è guadagnato passo dopo passo senza viaggiare in corsie preferenziali.
Raramente un giocatore ha raggiunto un così elevato livello di identificazione con una squadra. Moulijn è una delle stelle più luminose del Feyenoord Rotterdam che nel 1961 si laurea Campione d'Olanda dopo 21 anni di digiuno; seguiranno altri quattro campionati (’62, ’65, ’69, e ’71), due Coppe d'Olanda (’65 e ’69) e soprattutto una Coppa dei Campioni (’70) e una Coppa Intercontinentale (’71), la prima conquistata a Milano ai danni del Celtic Glasgow, regolato 2–1 ai supplementari, la seconda contro i terribili (per quanto picchiavano...) argentini dell'Estudiantes, sconfitti 1–0 al De Kuip dopo aver pareggiato 2–2 a Buenos Aires. È la prima volta che una squadra olandese trionfa in Europa e nel mondo, in anticipo di un anno sul grande Ajax Amsterdam di Johan Cruijff e Rinus Michels. Le invenzioni di Wim van Hanegem, i gol a raffica di Ove Kindvall, l’inesauribile dinamismo di Wim Jansen, i dribbling di Coen Moulijn, il tutto condito dalla sapienza tattica del tecnico Ernst Happel: tra il 1969 ed il 1971 va onda il film del miglior Feyenoord Rotterdam di sempre.
Meno fortunata è stata invece la sua esperienza con la Nazionale, con 38 presenze (e 4 reti), ma nessun grande torneo disputato. Il vento del professionismo nel calcio olandese aveva infatti portato dei benefici che tardavano a manifestarsi in nazionale, dove sconfitte e brutte prestazioni si accumulavano senza soluzione di continuità. A questo si deve aggiungere la frattura creatasi nello spogliatoio tra i blocchi dell'Ajax Amsterdam e quelli del Feyenoord Rotterdam, con quest'ultimi che nel 1962, al termine di un incontro amichevole disputato all'Olympisch Stadion di Amsterdam nel quale erano stati subissati di fischi (Moulijn in particolare) per tutta la partita, daranno vita a una clamorosa protesta rifiutando di rispondere alle convocazioni in maglia oranje e venendo di conseguenza squalificati per un anno dalla KNVB (potendo comunque continuare a giocare con il proprio club).
Bisognerà attendere i mondiali tedeschi del 1974 per poter ritrovare un'Olanda finalmente competitiva, quando però il “Gento olandese” si era già ritirato. Moulijn aveva appeso le scarpe al chiodo il 9 giugno 1972 con una partita d’addio disputata tra il suo Feyenoord Rotterdam e l’Uruguay, lasciando il club di Rotterdam dopo 17 stagioni in cui aveva totalizzato 607 partite (487 in campionato) e 84 reti, stabilendo un record di presenze che è ancora imbattuto. Oggi gestisce un negozio di abbigliamento con la moglie ed ha definitivamente chiuso con il calcio.
Articolo di Alec Cordolcini trato dal Guerin Sportivo
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