Alzi la mano chi, alla vigilia del Campionato del Mondo di Sud Africa 2010, aveva scommesso su una semifinale tra Uruguay ed Olanda. Gli Oranje erano, e tutt’ora lo sono, una delle favorite per la vittoria finale. Altrettanto non si può dire dell’Uruguay che, a differenza dell’Olanda, ha dovuto compiere un percorso tortuoso prima di approdare nel continente Africano.
L’Olanda ha vinto tutte le gare di qualificazione, risultando la prima squadra europea a qualificarsi in ordine di tempo, mentre la “Celeste” è stata l’ultima ed ha dovuto superare la Costa Rica nel doppio spareggio. I ragazzi di Oscar Washington Tabarez non hanno avuto nemmeno un sorteggio benevolo nell’urna di Città del Capo, pescando il Sud Africa padrone di casa, la Francia vice campione del mondo ed il sempre ostico Messico. Viste le premesse la squadra sudamericana aveva pochissime chances di approdare al secondo turno.
Ma questo è il mondiale delle sorprese e l’Uruguay, con merito, non solo ha superato il turno, ma lo ha fatto vincendo il girone. Poi la dea bendata ha fatto un regalo a Forlan e compagni. Dalla parte del tabellone dove si trovava l’Uruguay doveva esserci l’Inghilterra, ma i sudditi della perfida Albione si sono fatti scavalcare dagli Stati Uniti. Con la Corea del Sud l’Uruguay non ha sofferto più di tanto, contro il Ghana è stata una partita difficile dove la fortuna ha preso per mano la Celeste conducendola, o meglio riportandola, a Città del Capo, vale a dire la città in cui ha disputato la gara inaugurale.
I precedenti tra Olanda ed Uruguay sono meno ricchi di spunti rispetto alla sfida con il Brasile. Sono solo quattro le sfide tra Olanda e Uruguay, con tre vittorie per i sudamericani ed una per gli Oranje. Tre reti fatte per l’Olanda e sei per l’Uruguay. Ben due volte su quattro si è giocato in campo neutro, le altre, una il Olanda ed una in Uruguay. L’ultima sfida risale al dicembre 1980, esattamente 30 anni fa. C’è da dire che l’unica vittoria dell’Olanda è anche la più importante, perché ottenuta ai Campionati Mondiali di Monaco ’74. Ma andiamo con ordine.
La prima gara giocata tra le due squadre risale al 1924,
Giochi Olimpici di Parigi. Si gioca allo Stade Yves du Manoir, meglio conosciuto come Colombes. Gli olandesi sono allenati dall’inglese Bill Townley e si schierano con il famoso, per quei tempi, 2-3-5. I giocatori di maggior talento dell’Olanda sono Jan de Natris, ala dell’Ajax Amsterdam, ed il capitano Harry Denis dell’HBS Den Haag. Questa gara, la 71ma della storia, rimarrà agli annali per essere il match più falloso in assoluto rispetto alle settanta gare precedenti. In quell’occasione forse l’Olanda giocò la miglior gara di sempre, ma il risultato premiò i sudamericani. L’arbitro, il francese Georges Vallat, arbitrò in modo sconsiderato, permettendo all’Uruguay di picchiare e concedendogli il rigore della vittoria ad otto minuti dalla fine. Finì 2–1 per la celeste che rimontò la rete di Kees Pijl, centravanti del Feijenoord Rotterdam.
Passano quattro anni e le due squadre si ritrovano di fronte all’Olympisch Stadion di Amsterdam ancora una volta nell’ambito dei Giochi Olimpici. Nell’Olanda, allenata dal leggendario Bob Glendenning (recordman di presenze come allenatore con 87 gare), c’è il capitano Harry Denis, unico superstite della nazionale di quattro anni prima. In attacco c’è Wout Buitenweg dell’Hercules, 14 reti in 11 gare, mentre a centrocampo, come esterno sinistro, giostra un certo Puck van Heel, uno dei più grandi calciatori dell’epoca e bandiera del Feijenoord Rotterdam. Anche stavolta la squadra olandese deve alzare bandiera bianca. Gli Uruguagi vincono 2–0 con le reti di Scarone (a segno anche4 anni prima) e Urdinaran.
Devono trascorrere ben 46 anni prima che le due squadre debbano incrociare nuovamente i loro destini su un campo di calcio. E’ la X edizione della Coppa del Mondo e per la nazionale olandese la gara inaugurale disputa ad Hannover e l’avversario è appunto l’Uruguay, due volte Campione del Mondo e semifinalista quattro anni prima a Mexico ’70. I sudamericani sono una squadra molto forte sul piano fisico, con i suoi giocatori che entrano in tackle in maniera dura e senza tanti complimenti. Nell’Uruguay gioca Ladislao Mazurkiewicz, famoso portiere, tra i migliori mai visti all’opera nella fase finale di un Campionato del Mondo, il vecchio capitano Pedro Rocha e l’attaccante Luis Cubilla, protagonisti da diversi anni con la maglia della Celeste. A centrocampo giocano Julio Montero Castillo e Victor Esparrago, anche loro reduci dalla rassegna iridata di quattro anni prima, persa in semifinale contro il grande Brasile di Pelé. In attacco la stella è Fernando Morena, centravanti del Peñarol Montevideo, vincitore della classifica marcatori sia in campionato che nella Coppa Libertadores.
Anche l’Uruguay, come l’Olanda, si era qualificata grazie alla miglior differenza reti. I sudamericani avevano ottenuto il visto per la Germania Ovest a spese della Colombia, mentre gli olandesi avevano prevalso sui cugini del Belgio. Gli Oranje, dal punto di vista individuale, erano superiori all’Uruguay, avevano uno spirito di squadra più forte, una organizzazione di gioco più solida, ma soprattutto erano più in forma dei loro avversari. La squadra di Michels era rapida nel battere i calci di punizione, eseguivano scambi veloci contro degli avversari stupiti che, non potendo controbattere, si limitavano a fare falli da dietro. In difesa gli olandesi si muovevano in modo casuale, talvolta spericolato, e quando la trappola del fuorigioco non funzionava, c’erano le uscite di Jongbloed a risolvere i problemi generati dalle amnesie di Rijsbergen e Haan, aggiungendo ancora più spettacolo a quello già offerto dal resto della squadra.
Fin dall’inizio del match si capisce come i sudamericani intendano impostare la partita. Gli olandesi stringono d’assedio gli avversari che sono costretti alla difensiva. Il primo gol arriva dopo un quarto d’ora; Suurbier va in sovrapposizione sulla fascia destra, Cruijff, come sempre, attende che i difensori gli vadano incontro, quindi si libera della palla servendo lo stesso Suurbier che effettua il cross per Rep che, di testa, infila la porta difesa da Mazurkiewicz. Gli olandesi sembrano irresistibili e si prospetta una gara ricca di gol. Il loro continuo movimento era la chiave della partita, creando spazio quando avevano il possesso della palla e chiudendo gli spazi agli avversari appena la perdevano, andando in tackle e pressando il portatore di palla con più giocatori. Il secondo tempo venne giocato con un ritmo piuttosto basso, ma l’andamento della gara cambiò di poco. Forlan (il padre di Diego attuale centravanti dell’Uruguay che affronterà l’Olanda fra 3 giorni) si beccava il giallo per un colpo a Krol. Seguirono una serie di falli cattivi per cercare di innervosire gli avversari. L’Uruguay, dopo aver resistito alla furia olandese, sentiva che poteva provare anche a pareggiare la partita e l’allenatore Roberto Porta rimpiazzò Cubilla con Denis Millar, altro attaccante, ma le uniche e scarne possibilità di salvare la gara furono gettate al vento a causa della loro indisciplina.
Masnik venne ammonito per un fallo su Neeskens, mentre Montero Castillo fu espulso per avere pestato il piede di Rensenbrink dopo che questi si era già liberato della palla. Questo fallo non era certo il peggiore di tutta la partita, ma solo uno di troppo per un arbitro che finora aveva graziato i sudamericani. Tuttavia per l’Olanda la gara non era ancora vinta, ma Michels, un allenatore senza paura di cambiare una squadra quando si presentava il bisogno, resistette alla tentazione di far entrare uno dei due attaccanti seduti in panchina, Keizer e Geels.
A quattro minuti dal termine, l’Olanda realizzò la rete del 2–0 che mise al sicuro la partita e fu un gol che incarnava il modo di giocare degli Olandesi. Rep, nella propria metà campo, intercettava un rinvio del portiere, passava la palla a Suurbier spostandosi sulla fascia. La palla arrivava a van Hanegem che allargava sulla sinistra per Rensenbrink. Un paio di finte e la palla tornò indietro a Rep che, nel frattempo, aveva trovato il modo di smarcarsi nel cuore della difesa uruguagia e di destro realizzava la propria doppietta personale. L’Olanda era stata un concentrato di brillantezza su tutte la parti del campo, mentre l’Uruguay ottenne esattamente ciò che il suo approccio negativo alla gara meritava.
L’ultimo match giocato dalle due squadre risale al 1980. La giunta militare, al potere in Uruguay dopo il colpo di Stato del 1973, si apprestava ad affrontare due importanti scadenze. Un referendum costituzionale, fissato per il 30 novembre e lo svolgimento, a Montevideo (30 dicembre 1980 - 10 gennaio 1981), di un torneo calcistico fra nazionali che avevano vinto, a partire dal 1930, la Coppa del mondo di calcio. Nelle intenzioni della giunta, il referendum avrebbe dovuto tradursi in un plebiscito tale da legittimare la feroce dittatura militare (circa settemila prigionieri politici su meno di 3 milioni di abitanti, con i partiti e le organizzazioni sindacali messi fuorilegge). Il successivo torneo calcistico - grande evento sportivo battezzato "Mundialito" - avrebbe invece dovuto "rilanciare l'immagine" del paese latinoamericano e del suo governo golpista sulla scena internazionale, rompendone l'isolamento politico. Una scena che ricordava molto quanto era accaduto in Argentina due anni prima alla Coppa del Mondo.
Al Mundialito uruguaiano avevano dato la loro adesione le nazionali calcistiche di Argentina, Brasile, Germania Ovest, Italia e Olanda (quest'ultima in sostituzione dell'Inghilterra, che pur avendo vinto la Coppa Rimet non aveva voluto partecipare al torneo propagandistico inventato dalla giunta golpista di Montevideo). In Olanda, intanto, sit-in e campagne di stampa contestavano la partecipazione della Nazionale dei tulipani all'imminente torneo. Lo stesso ministro degli Esteri olandese, su inchiesta del Parlamento, invitò la KNVB a riconsiderare l'autonoma decisione di prendere parte al Mundialito, nell'Uruguay insanguinato dal militari golpisti. L’Olanda parte per il Sud America ed il 30 dicembre 1980, dopo una cerimonia trionfale allo Stadio centenario di Montevideo, finalmente si gioca. Nell’Olanda gioca un certo Martin Jol, oggi allenatore dell’Ajax Amsterdam. Gli Oranje, guidati da Jan Zwartkruis, vengono agevolmente superati per 2–0, grazie alle reti di Ramos e Victorino.
Oggi la situazione è completamente diversa. L’Olanda veste i panni della favorita e, dopo la sfida dell’Uruguay con il Ghana, lo è ancora di più. Luis Suarez, centravanti della nazionale uruguaiana, nonché capocannoniere della Eredivisie con la maglia dell’Ajax Amsterdam, non sarà della gara, a seguito dell’espulsione rimediata nei quarti di finale (Anche Fucile sarà squalificato perché ammonito in quanto diffidato). Un problema in meno per l’Olanda che dovrà rinunciare a de Jong e van der Wiel, anch’essi squalificati. Gregory van der Wiel sarà rimpiazzato sicuramente da Boulahrouz, mentre de Jong dovrebbe lasciare posto a Stijn Schaars, sicuramente più tosto rispetto a de Zeeuw e Afellay. Anche l’Uruguay, come l’Olanda, è imbattuto nel torneo. Suarez e Forlan hanno realizzato 3 reti ciacuno, sulle 7 totali della squadra. Il modulo adottato da Tabarez è il 4-3-3 e, anche se Suarez non giocherà, difficilmente l’ex allenatore di Cagliari e Milan rinuncerà ad una punta. Abreu sembra il favorito per giocarsi la semifinale dall’inizio.
L’Uruguay torna in semifinale dopo 40 anni, l’Olanda dopo 12. Con un successo entrambe le squadre scriverebbero una nuova pagina di storia, ma essere nelle prime quattro è già un successo. Forlan vorrà “vendicare” il padre per la sconfitta del 1974, l’Olanda vede la possibilità di incrociare i guantoni con la Germania in un remake della finale del 1974. Nel mondiale sudafricano per l’Olanda il numero 74 è quasi una costante. Battuto il Brasile come nel 1974, sarebbe fantastico ripetersi contro l’Uruguay e poi contro la Germania. Di certo c’è solo che le sorprese non mancheranno.
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