Siamo ad Eindhoven, nei primi anni novanta. In un campo di calcio circondato dagli alberi, una ventina di ragazzini corrono all'impazzata, alzando grandi nuvole di vapore per il contrasto tra il caldo dei loro corpi ed il freddo dell'aria. Si tratta di una delle sezioni delle giovanili del PSV Eindhoven, una delle migliori squadre d'Olanda e d'Europa. Freschi vincitori di sei campionati su sette (dal 1986 al 1992, con la sola eccezione del 1990) i Boeren, ieri come oggi, contavano moltissimo sul loro programma di sviluppo dei giovani dagli otto ai diciotto anni, riuniti in dieci squadre.
Tra quegli adolescenti, il più piccolo si chiama Nick Theslof. Bassino e scattante, era dotato di una ottima visione di gioco e di un lancio sopraffino.
Nell'agosto del 1991 Nick si era trasferito al PSV dopo che Huub Stevens, all'epoca a capo del programma sviluppo giovani, era rimasto impressionato da quel piccoletto che giocava nei Cleveland Crunch, squadra americana di calcio indoor, che aveva ben fatto in una amichevole contro la squadra delle riserve del PSV.
Il suo allenatore ai Cleveland Crunch, Ron Wigg, ex giocatore che ha collezionato presenze in Premier League e nella Major League americana, sponsorizzò il giovane a Stevens, che non perse occasione per invitarlo ad un provino in Olanda. Dopo soli quattro giorni di allenamento, arriva per Theslof l'occasione di giocare in un match della squadra riserve del PSV, proprio la selezione che aveva perso in amichevole contro i Crunch di Cleveland a Columbus. Durante la partita, un motivatissimo Theslof colpì una traversa e fornì ad un compagno di squadra un assist vincente: dopo solo quarantacinque minuti, Stevens aveva già deciso di proporre un contratto al giovane, che sarebbe diventato il primo calciatore americano a trasferirsi in Europa.
Lasciare la casa, i genitori, il fratello, il cane, la scuola e gli amici per attraversare l'Atlantico sarebbe stato duro ma necessario, a detta anche dello stesso Nick, che arriverà a diventare assistente di Jurgen Klinsmann sulla panchina del Bayern Monaco.Il suo allenatore ai Cleveland Crunch, Ron Wigg, ex giocatore che ha collezionato presenze in Premier League e nella Major League americana, sponsorizzò il giovane a Stevens, che non perse occasione per invitarlo ad un provino in Olanda. Dopo soli quattro giorni di allenamento, arriva per Theslof l'occasione di giocare in un match della squadra riserve del PSV, proprio la selezione che aveva perso in amichevole contro i Crunch di Cleveland a Columbus. Durante la partita, un motivatissimo Theslof colpì una traversa e fornì ad un compagno di squadra un assist vincente: dopo solo quarantacinque minuti, Stevens aveva già deciso di proporre un contratto al giovane, che sarebbe diventato il primo calciatore americano a trasferirsi in Europa.
Nonostante le difficoltà tipiche di chi abbandona la famiglia per trasferirsi in un altro continente, Nick non si è mai fermato, raggiungendo in fretta la squadra A1 del PSV, grazie ad una tenacia fuori dal comune. Il neanche diciottenne Theslof non era certo il primo ragazzo che lascia casa per andare a giocare all'estero, ma era di sicuro determinato a continuare la sua avventura, a differenza dei tanti che dopo qualche mese preferiscono scegliere la via del ritorno.
La mancanza, a quell'epoca, di una solida organizzazione per quanto riguarda il calcio locale, ha sicuramente frenato lo sviluppo del soccer americano ed impedito lo sbocciare di tanti ragazzi dei college. Solo da relativamente poco, infatti, gli scout europei hanno iniziato a sondare a fondo il mercato americano, il tutto a netto vantaggio dell'intero movimento che ancora oggi è in netta espansione, come dimostrano i recenti approdi di grandi campioni nella Major League Soccer.
Calatosi a meraviglia nella dimensione di crescita di un calciatore, in Olanda Theslof è stato, calcisticamente parlando, educato al meglio per fare emergere il suo talento al fine di poter debuttare nella prima squadra, un pò come avviene tutt'oggi in NBA. Il sistema, quindi, non gli era del tutto nuovo, dato che sapeva che, progredendo sempre di più, avrebbe potuto scalare le varie selezioni giovanili del PSV.
Purtroppo, però, sul più bello (a soli 18 anni) un brutto infortunio al tallone d'achille tarpò le ali di questa promessa del calcio a stelle e strisce. Theslof a quel punto aveva perso il treno. Ritornato in USA, ha rimesso piede in campo con la maglia degli UCLA Bruins, passando poi in Major League grazie all'ingaggio dei Columbus Crew. Prima di smettere, vista la precaria condizione fisica che ne ha condizionato profondamente la carriera, Theslof ha vestito anche la maglia degli Orange County Waves.
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