I protagonisti del calcio olandese - Arie Haan, il Bombardiere di Finsterwolde


Finsterwolde è un piccolo villaggio che si trova nella provincia di Groningen, a circa 7 km da Winschoten. E’ stato un piccolo comune autonomo fino al 1990 quando venne fuso insieme a Berta. Nasce qui, il 16 novembre 1948, uno dei più grandi centrocampisti della storia del calcio: Arie Haan. Cresce nell’Ajax ed esordisce in prima squadra nel 1969 rimanendo in magli ajacide per 6 anni, fino al 1975.
La storia narra che, da ragazzo, Haan fece infuriare il "Generale" Rinus Michels, che, quando gli chiese di aggregarsi alla prima squadra, si vide rifiutare la proposta perchè il giovane Arie voleva prima terminare gli studi. Il burbero Michels, quasi offeso dalla risposta di Haan, tuonò qualcosa come: “Questo non è un collegio!”. 

Comincia, così, la storia di Arie Bombarie (il Bombardiere, soprannome derivante dalle terrificanti fucilate che partivano dal suo piede destro, per informazioni chiedere a Dino Zoff e Sepp Maier).
Agli inizi la strada ajacide per lui è chiusa da Nico Rijnders, centrocampista dai mille polmoni, ma Haan è di ben altro livello ed impiega poco a dimostrarlo. Un primo assaggio delle su qualità si ha nella seconda finale (la prima vinta) di Coppa dei Campioni disputata dall’Ajax, a Wembley contro il Panathinaikos. Haan entra nel secondo tempo al posto di Swart e, innescato da Cruyff, provoca l’autorete di Kapsis al minuto 87 che, di fatto, chiude una partita mai aperta. L'Ajax è Campione d’Europa, Rijnders è ceduto al Bruges e Haan che diventa titolare inamovibile nel centrocampo ajacide.

Nei sei anni ad Amsterdam, Arie Haan vince tutti i trofei che si possono alzare al cielo: 3 Eredivisie, 3 Coppe dei Campioni, 3 Coppe d’Olanda, 2 Supercoppe Europee e una Coppa Intercontinentale, tutte da pilastro della squadra. In mezzo a quella miriade di trofei c’è anche il secondo posto ai Mondiali ’74, dove l’Arancia Meccanica si ferma solo in finale contro i padroni di casa della Germania Ovest.
All’inizio del Mondiale ballano 6 giocatori per 3 posti a centrocampo: il terzetto dell’Ajax composto da Haan, Neeskens e Gerrie Muhren e quello del Feyenoord composto da De Jong, Jansen e van Hanegem. Michels nella scelta è “aiutato” da alcune defezioni: Muhren rinuncia alla rassegna iridata per star vicino a suo figlio malato, in difesa Aad Mansfeld e Barry Hulshoff vengono fermati dagli infortuni (in caso contrario sarebbero stati quasi certamente loro la coppia centrale difensiva) e Israel deve rinunciare alla prima partita per un lutto. La scelta cade quindi su Jansen, Neeskens e van Hanegem, con Haan che viene reinventato libero da Michels durante un’amichevole pre-Mondiale contro i tedeschi del Kickers Offenbach. 
Un Mondiale, quello del 1974, disputato alla grande da Haan e da tutta l’Olanda fino al secondo minuto della finale, dove gli oranje si “dimenticano” di segnare il secondo gol e cedono alla Germania Ovest.


Haan era visto da Michels come il centrocampista di rottura del suo Ajax, anche se è difficile parlare di ruoli definiti nel calcio totale, perché tutti sapevano creare e distruggere, mentre Kovacs gli assegnò compiti più offensivi, da classico regista.


Finito il ciclo Ajax, Arie emigra in Belgio, all’Anderlecht e lo fa nel momento migliore dei bianco-malva, che già possono vantare tra le loro fila Rensenbrink, Van der Elst, Van Binst, Vercauteren, Coeck e Broos. Anche a Bruxelles è pioggia di trofei: 2 Coppe delle Coppe, 2 Supercoppe Europee, una Coppa del Belgio e un titolo nazionale conditi da 35 gol in 199 partite di campionato. Strepitoso.
Nel 1981, subito dopo aver vinto il campionato con l’Anderlecht, lascia Bruxelles per trasferirsi a Liegi, allo Standard dove ritrova Raymond Goethals.
Gli basta una stagione per portare nella bacheca dei Rouches il titolo nazionale, che mancava da 11 anni. Il contributo di Haan alla vittoria del campionato è fondamentale, senza saltare neanche una gara e segnando 6 gol. Nella stagione successiva si ripeterà, dando un apporto concreto alla squadra.

Al termine della stagione, per Arie Bombarie, è tempo di tornare in Olanda. Lo fa accettando l’offerta del PSV Eindhoven, dove rimane per un anno giocando 18 partite senza mai segnare e senza nulla aggiungere al suo già mostruoso palmares.

Si è accennato alla mortifera “castagna” che possedeva Haan e il Mondo se ne rese conto ai Mondiali argentini del 1978. L’Olanda è inserita nel Gruppo 4 insieme a Scozia, Perù e Iran e passa, al girone di semifinale, come seconda classificata, alle spalle dei sorprendenti sudamericani, solo grazie alla miglior differenza reti rispetto agli scozzesi. Dopo la prima fase caratterizzata un po’ dalla fortuna, gli olandesi si trovano nel Gruppo A delle semifinali con Italia, Germania Ovest e Austria. Partenza col botto con un netto 5-1 (Brandts, Rensenbrink, 2 volte Rep e Willy Van de Kerkhof) agli austriaci, poi arriva la rivincita della finale di quattro anni prima con la Germania Ovest, segnata dalla prima sventola da fuori di Haan, che pareggia il vantaggio tedesco firmato da Abramczik dopo soli 3’. A venti minuti dalla fine Dieter Muller riporta in vantaggio i teutonici ma il pari definitivo è imposto da Renè Van de Kerkhof all’82’. 
Si arriva così alla sfida decisiva con l’Italia, che passa in vantaggio grazie ad un’autorete di Brandts, viene riacciuffata proprio da Brandts e cede agli oranje ad un quarto d’ora dalla fine per mano (sarebbe meglio dire per piede) di Arie Haan, che con una bomba da 40 metri batte Zoff e manda in finale i suoi contro l’Argentina padrona di casa.

Conclusa la carriera da giocatore, Haan si cimenta con quella di allenatore, girovagando un po’ per tutto il Mondo. Si siede sulle panchine di: Anversa, Anderlecht (2 scudetti), Stoccarda (perde la finale di Coppa UEFA contro il Napoli di Maradona), Standard Liegi (una Coppa del Belgio), PAOK Salonnico, Feyenoord, Omonia Nicosia, Austria Vienna e Persepolis. In più guida le nazionali di Cina, Camerun e Albania. 
Un vero girovago, da bravo olandese.

Mattia De Cristofaro

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