La polveriera d’Europa,
ecco impattante l’immagine stilizzata di un vasto territorio come è la penisola balcanica.
Riduttivo, dispregiativo e non certo elegante questa nomenclatura per una serie di popoli che, per
intere generazioni, hanno vissuto sulla propria pelle due angherie e flagelli
dell’uomo: migrazione forzata e conflitto. Una terra poco onorata quella dei
Balcani, con il difetto di far cadere le mele dal proprio straordinario cesto di vimini.
Uno dei figli
indiretti di queste perdite continue dal suolo balcanico è Arber Zeneli
e di professione è un esterno d’attacco. Arber nasce a Säter, in Svezia, il 25
febbraio del 1996. Successivamente la famiglia, di nazionalità albanese, si
sposterà a Falun e completerà la propria migrazione a Borås, nella zona
meridionale della Svezia. Fermiamoci un secondo, respiriamo e prendendoci - telematicamente - per mano diciamo ad alta voce: "Zeneli non è il nuovo Zlatan Ibrahimovic!".
Arber si
avvicina al mondo del pallone ed in tenera età entra nelle giovanili del Hälsinggårdens
AIK, compagine della cittadina di Falun. All’età di dieci anni viene reclutato
dal IF Elfsborg, dove inizia la più classica delle trafile nelle giovanili
della blasonata squadra svedese. Diventa un’ala d’attacco. L’estetica del
calcio di questo ragazzo è perfettamente svedese, asservita alla funzionalità. L’estetica non vale nulla se depauperata di quel quid che in maniera sbrigativa chiamiamo sentimento. Arber lo possiede: è un’eredità di papà –
al quale il figlio riconoscerà sempre un ruolo chiave nella sua formazione a
trecentosessanta gradi - perché il “vecchio” Zeneli è figlio di una terra dove
vivi e sopravvivi con l’istinto, il "cuore" ed il sentimento. Non a caso “Animal Instict” dei The
Cranberries usciva nel 1999, quando il fiore Arber era appena sbocciato nel
paradiso svedese. Arber esordisce con l’Elfsborg nel marzo del 2014, a diciotto
anni contro l’Östersunds FK in Coppa di Svezia. Il ragazzino ha saggiato il
campo, dal manto verdo non lo puoi più togliere. Nella stagione successiva si ambienta e
riesce a trovare il terreno di gioco in diverse occasioni. La prima rete arriva
il primo novembre, ma è una gioia amara che dedicherà a Klas Ingesson scomparso
pochi giorni addietro. Arber decide di omaggiare la sua guida ed il suo
allenatore con la prima marcatura in campionato. La svolta avviene nel 2015
quando Zeneli trova il campo con continuità, il bilancio è chiaro: trenta
gettoni e dieci rete. Non male per un diciannovenne.
Nel gennaio del
2016 viene prelevato dai frisoni del sc Heerenveen, con i quali firma un
contratto di tre anni e mezzo. Il cartellino dell’esterno svedese costa circa 2
milioni di € alla società olandese, che nel reparto avanzato pesca sempre
divinamente in Scandinavia. A proposito di Scandinavia e pesci, consiglio "Il concerto dei pesci" di Halldór Laxness. L’Heerenveen è la compagine ideale per approcciarsi
con un calcio più competitivo, ma che lascia ampi spazi di crescita e manovra.
D’altronde, anche a livello ambientale, Heerenveen ricorda la Svezia con i suoi corsi d'acqua ghiacciati durante l'inverno. In
panchina per l’Heerenveen siede un signorotto, un uomo che di calcio ci ha
vissuto e non ha perso l’entusiasmo di un tempo: Foppe de Haan. Un tecnico che
ci sa fare con i giovani, considerato i due campionati europei, di categoria,
conquistati nel 2006 e 2007 con la nazionale Oranje. Nei primi sei mesi olandesi Zeneli gioca diciassette
partite e va a segno in quattro occasioni. Un impatto importante per Zeneli,
che non sembra voler arrestare la propria crescita. In questa stagione si sta
consacrando come un potenziale crack: immediatamente a segno all’esordio
stagionale in un pirotecnico 2-2 contro l’AZ Alkmaar. Jurgen Streppel, neo tecnico dei Super Friezen esalta le
caratteristiche in fase realizzativa di Zeneli e quest’ultimo lo ripaga andando a segno
per quattro giornate di fila. Vince la palma di migliore in campo in una
complicata sfida contro lo schiacciasassi Feyenoord, dove architetta un assist per
Larsson e segna una rete di questo calibro:
Un calciatore
che ha preso in mano l’Heerenveen assieme ad un altro svedese, quale il
sopracitato Sam Larsson e si prospetta a diventare uno degli oggetti più
interessanti di questa Eredivisie.
In nazionale ha
esordito con il suo Kosovo, perdendo 6-0 contro la Croazia lo scorso ottobre.
Un orgoglio per questa neo realtà calcistica poter contare su Zeneli ed il suo
talento. Non va trascurato il trofeo di categoria vinto in Repubblica Ceca con la Svezia U21, in occasione dei campionati europei.
Tracciando le
caratteristiche fisiche e tecniche di questo calciatore possiamo affermare che è ridotta la sua
stazza: 1,76 metri per una settantina di chilogrammi. Piede destro. Il ruolo che predilige è
l’esterno di destra in un 4-3-3, dove ricevendo palla può dare immediatamente
un’occhiata alla porta. La caratteristica più impattante di questo calciatore è
la spasmodica ricerca di un movimento che lo porti a fronteggiare il portiere,
a prescindere dalla distanza e dalla zona ove riceve il pallone. Questa
caratteristica gli permette di effettuare un accentramento che libera spazio
sulla corsia laterale, favorendo terzini abili a spingere. La sua ottima
tecnica gli consente di saltare facilmente, nella maggior parte dei casi, il primo
intercetto del centrocampista che si stacca e così attaccare, uno contro uno,
il centrale difensivo con la porta davanti agli occhi. L’azione si può concludere in due maniere: conclusione potente di
collo pieno sul primo palo del portiere o un pallone tagliato che, se ben
calibrato, lanciato in area dai sedici metri favorisce una spizzata dell’attaccante.
Zeneli è abile in questa giocata: un pallone teso, alle spalle dei difensori,
che può offrire sia di esterno o di interno. Non è un calciatore estremamente
rapido per essere un’ala, ma sa muoversi con sapienza e attaccare il campo aperto con disinvoltura. Non è formidabile ad inserirsi in quanto statico nel ricevere il pallone, ma migliorerà anche questa impostazione. Quello che incanta è la
facilità di tiro e del primo dribbling, un’ala che si discosta dal paradigma
stesso dell’esterno come “uomo-cross” dal fondo, ma che predilige questa
spasmodica ricerca del accentramento, per poter esser sempre più pericolosi ad ogni azione.
Arber Zeneli è un uomo che segna e fa segnare.
Arber Zeneli,
ricevuto il pallone sulla trequarti, diviene propriamente bello come lo è Nastas'ja
Filippovna de “L’idiota” di Fëdor Dostoevskij. Una mistura di concretezza ed
eleganza straordinaria per un ragazzo di vent’anni che avrà sempre come
riferimento il padre.
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