In un mondiale avaro di spettacolo come questo, l’Olanda si adegua e decide solo di vincere, lasciando il calcio champagne negli spogliatoi, consapevole della sua storia che l’ha vista per troppo tempo bella e perdente. Ancora una volta, dopo aver visto in opera Sneijder e Robben, ci chiediamo come il Real Madrid possa aver ceduto una delle due coppie più efficaci e spettacolari di questo torneo (Messi e Higuain l’altra n.d.r.). Proprio le due ex merengues sono stati gli artefici del successo olandese contro la Slovacchia, ostacolo molto più scorbutico di quanto si potesse prevedere alla vigilia. A questo punto, nella sfida dei quarti di finale, ci sarà Olanda–Brasile, un match carico di significato e di storia durante le fasi finali dei Mondiali.
Bert van Marwijk schiera la formazione tipo con alcune varianti. In primo luogo schiera Robben dal primo minuto al posto di van der Vaart, quindi “obbliga” Kuijt a giocare a sinistra lasciando la fascia destra al giocatore del Bayern Monaco. La Slovacchia parte subito forte, non ha alcun timore reverenziale (in fin dei conti hanno eliminato i Campioni del Mondo) e si dimostra molto intraprendente in fase offensiva. Vladimir Weiss ripropone il 4-2-3-1 ma deve fare a meno di Strba (appiedato dal giudice). Hamsik scala in mediana e Weiss (figlio) gioca come trequartista. Dopo soli due minuti Erik Jendrisek sfiora il gol, ma la palla va oltre la traversa. L’Olanda risponde subito con van Persie e Sneijder, ma il punteggio non si sblocca.
Al 18’ ci pensa “Alien” Robben a cambiare il volto alla partita. Sneijder fa il solito lancio da 60 metri con una precisione chirurgica e serve Robben sulla destra che aggancia in modo splendido. Robin van Persie, in sovrapposizione, prova a portare via un difensore per permettere l’uno contro uno a Robben, ma l’ala olandese si accentra, porta la palla sul sinistro e lascia partire un tiro di una precisione millimetrica. E’ un gol bellissimo che spacca in due la gara nonostante ci sia ancora un’eternità da giocare. A questo punto l’Olanda prova ad addormentare la gara, tenendo ritmi bassi e controllando le sfuriate degli avversari. Il primo tempo si chiude tra gli sbadigli.
Bert van Marwijk capisce che tirare avanti una gara in questo modo è rischioso, quindi chiede ai suoi di cambiare passo. Robben, al 50’, ha la chance di raddoppiare, poi veste i panni di uomo assist e mette Mathijsen in condizione di battere a rete, ma il centrale difensivo non è in giornata (sbaglia un po’ troppo anche in difesa) e fa fare bella figura a Mucha. La Slovacchia rialza la testa e, dove non arrivano Robben e Sneijder, arriva Stekelenburg. Il portierone olandese non fa rimpiangere i suoi predecessori e salva il risultato in due occasioni su Stoch e Vittek.
Arrivano i cambi per l’Olanda, prima Elia per Robben, quindi un deludente van Persie (ormai una costante) lascia il posto ad Huntelaar. Dopo quattro minuti dall’ingresso del “cacciatore” l’Olanda raddoppia. Giovanni van Bronckhorst è lesto a battere una punizione a centrocampo con Skrtel che protesta con Undiano. Sul lungo lancio del capitano olandese il portiere Mucha ha un momento di follia ed esce dai pali. Kuijt lo salta con un tocco di testa, quindi si ferma, alza la testa e serve l’accorrente Sneijder che, di piatto, infila Mucha rientrato di corsa tra i pali.
Nel finale Stekelenburg causa un rigore (per un attimo si è temuto che l’arbitro estraesse il cartellino rosso) che Vittek trasforma, mandando i titoli di coda e l’Olanda a Port Elizabeth.
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