“Ho vinto tanto nel corso della mia carriera, mi piace tanto
fare quello che faccio, ma questo è il mio ultimo incarico come allenatore”, aveva
dichiarato ai microfoni del media inglesi Dick Advocaat, fino ad allora
allenatore del Sunderland, il quale aveva deciso di chiudere la carriera da
allenatore dopo l’incarico con i Black Cats, aggiungendo scherzosamente che va
in pensione “altrimenti mia moglie chiede il divorzio”.
Appena otto giorni dopo il quasi 68enne allenatore ha fatto
dietrofront, continuando l’avventura allo Stadium of Light e firmando un contratto
annuale, motivando in questo modo il ripensamento: “Dopo diversi colloqui con
la società mi sono convinto di essere l'uomo giusto per questo club. E' stato
bellissimo far parte del Sunderland, è stata un'esperienza speciale e dopo aver
naturalmente parlato anche con la mia famiglia abbiamo convenuto che questa sia
la decisione più giusta”. Insomma, sembra una scelta condivisa. Speriamo anche
con la moglie..
Ripercorriamo tutta la sua carriera:
Nato
nel settembre 1947 all’Aja, De kleine generaal (così chiamato quando divenne assistente del Generale Michels) ha iniziato la sua lunga
carriera nel lontano 1980, girando in venticinque anni ben 10 nazioni diverse e
due continenti. Il suo primo incarico in panchina fu in quell’anno ai
dilettanti del DSVP di Pijnacker, alla periferia orientale dell’Aja, dove rimase imbattuto per
67 partite, prima di venire nominato a sorpresa assistente del c.t. dell'Olanda, Rinus Michels prima e Leo Beenhakker dopo. Nel 1987 arrivò
la sua prima esperienza in una squadra professionistica, nell’Haarlem, mentre
due anni più tardi portò l’SVV a vincere l’Eerste Divisie 1989-90, allenando
anche (dopo una breve parentesi ancora come assistente in Nazionale) il Dordrecht
’90, nato dopo la fusione proprio con l’SVV.
Nel settembre 1992 viene nominato c.t. dell’Olanda, conducendo gli oranje fino ai quarti di finale del Mondiale di USA ’94, battuti dal Brasile che si sarebbe poi laureato campione del mondo. Nel dicembre di quell’anno subentrò in corsa ad Aad de Mos ed al traghettatore Kees Rijvers sulla panchina del PSV Eindhoven, portando i Boeren sul gradino più alto dell’Eredivisie nel 1997, insieme a alla vittoria di una Coppa d’Olanda e di due Supercoppe nazionali. Nel 1998 fu ingaggiato dagli scozzesi dei Rangers, centrando al primo anno un prestigioso treble (campionato, coppa nazionale e coppa di Lega), bissando il successo in campionato l’anno dopo ma venendo esonerato in quello successivo in seguito agli scarsi risultati della squadra.
Chiamato nel gennaio 2002 nuovamente sulla panchina dell’Olanda dopo la clamorosa mancata qualificazione degli oranje al Mondiale 2002 sotto Van Gaal, Advocaat porta la nazionale fino alle semifinali dell’Europeo 2004 (battuta dal Portogallo padrone di casa), ma è costretto alle dimissioni dopo le minacce di morte seguite alle aspre critiche della stampa e dell’opinione pubblica sia in conseguenza del k.o. subito in Scozia nell’andata degli spareggi per accedere al torneo, sia dopo lo stesso match vinto dai lusitani.
Nel settembre 1992 viene nominato c.t. dell’Olanda, conducendo gli oranje fino ai quarti di finale del Mondiale di USA ’94, battuti dal Brasile che si sarebbe poi laureato campione del mondo. Nel dicembre di quell’anno subentrò in corsa ad Aad de Mos ed al traghettatore Kees Rijvers sulla panchina del PSV Eindhoven, portando i Boeren sul gradino più alto dell’Eredivisie nel 1997, insieme a alla vittoria di una Coppa d’Olanda e di due Supercoppe nazionali. Nel 1998 fu ingaggiato dagli scozzesi dei Rangers, centrando al primo anno un prestigioso treble (campionato, coppa nazionale e coppa di Lega), bissando il successo in campionato l’anno dopo ma venendo esonerato in quello successivo in seguito agli scarsi risultati della squadra.
Chiamato nel gennaio 2002 nuovamente sulla panchina dell’Olanda dopo la clamorosa mancata qualificazione degli oranje al Mondiale 2002 sotto Van Gaal, Advocaat porta la nazionale fino alle semifinali dell’Europeo 2004 (battuta dal Portogallo padrone di casa), ma è costretto alle dimissioni dopo le minacce di morte seguite alle aspre critiche della stampa e dell’opinione pubblica sia in conseguenza del k.o. subito in Scozia nell’andata degli spareggi per accedere al torneo, sia dopo lo stesso match vinto dai lusitani.
Successivamente assume l’incarico di allenatore
pressi i tedeschi del Borussia M'Gladbach, dimettendosi dopo soli sei mesi,
prima di diventare il c.t. degli Emirati Arabi Uniti, lasciando però l’incarico
dopo nemmeno tre mesi per sedersi sulla panchina della Corea del Sud, condotta
nella fase finale del Mondiale di Germania 2006, dove vinse una partita (2-1
sul Togo) e pareggio contro la temuta Francia (1-1), ma non superò comunque la
fase a gironi.
Assunto
dallo Zenit San Pietroburgo, Advocaat vinse la Premier League russa a 23 di
distanza dall’ultimo successo, mentre nella stagione successiva portò il club
alla vittoria della Coppa UEFA (2-0 sul Rangers nella finale di Manchester),
nonché al successo in Supercoppa russa e in Supercoppa europea. Dopo la guida di
Belgio e AZ Alkmaar e lasciate dopo poco entrambe le panchine, diventa c.t.
della Russia, conducendola al terzo posto nel girone all’Europeo 2012 dietro a Repubblica Ceca e Grecia, non
accedendo, così, alla fase ad eliminazione diretta.
Nel
luglio 2012 fa ritorno in Olanda, assumendo il ruolo di allenatore del PSV
Eindhoven: dopo la vittoria in Supercoppa contro l’Ajax, non riesce a vincere
nessun trofeo, piazzandosi al secondo posto in Eredivisie dietro ai Lancieri e
vedendo sconfitto in finale di Coppa d’Olanda dall’AZ Alkmaar, squadra di cui
diventa tecnico nell’ottobre 2013, prima di accettare il suo ultimo incarico in
una nazionale, quella della Serbia, lasciato nel novembre scorso in seguito
agli scarsi risultati nelle qualificazioni a Euro 2016.
Assunto il timone Sunderland
a metà marzo in seguito all’esonero di Gus Poyet, Advocaat ha condotto la squadra
del North
East ad una agognata salvezza, ottenendo in 9 partite di campionato 3 vittorie
e 3 pareggi e chiudendo la stagione al sedicesimo posto in classifica, a +3
sulla zona retrocessione, prima di appendere il taccuino al chiodo e chiudere,
così, la sua carriera da allenatore.
(Fonte foto: www1.skysports.com e www.nos.nl)
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